Riviera degli Ulivi

Marzo

Lasciamo le macchine in un comodo e spazioso parcheggio a Valeggio sul Mincio. Il Castello Scaligero, il Parco di Sigurtà e il borgo medievale di Borghetto sono i fiori all’occhiello di questa meravigliosa città d’arte.

Solo un paio di km e ci troviamo sul Ponte Visconteo, imponente ponte-diga costruito nel XIV secolo. Durante l’attraversamento è possibile ammirare l’abitato di Borghetto, fantastico borgo medievale circondato dalle acque del fiume Mincio.  

Terminato il ponte svolta a sx e andiamo a prendere la ciclabile Peschiera- Mantova che corre lungo il fiume Mincio. Primo km su ghiaia, poi si prosegue su bitume per altri 12 km fino ad arrivare alla Fortezza di Peschiera. Il passaggio lungo il fiume ci consente di vedere da vicino i possenti bastioni di Cantarane e di Feltrin. 

Entriamo nell’abitato da Porta Brescia e tramite il ponte dei Voltoni raggiungiamo Porta Verona. Attraversiamo il fiume e svoltiamo a sx, giunti a Porto Manfredi comincia la ciclo-pedonale lungo lago Peschiera-Lazise. Prestiamo attenzione ai cartelli perché ci sono corsie dedicate per le bici e altre per i pedoni.

Arrivati dietro al parco divertimenti Gardaland abbandoniamo la ciclo-pedonale e raggiungiamo la frazione di Staffalo. Attraversiamo la trafficata strada della Gardesana e proseguiamo su strade secondarie. Un paio di km su bitume, ma poi si comincia con la ghiaia.

Un bellissimo percorso in mezzo ai vitigni, un continuo alternarsi di ghiaiate e strade secondarie. Alcuni passaggi ricordano la Toscana, lunghe strade bianche fiancheggiate da bellissimi cipressi e infinite distese di piante di ulivo.

Giunti in località Valsorda troviamo la prima salita, lunga solo un km, ma con pendenze che superano il 10%. Questa ci porta all’inizio di una discesa molto ripida e quindi occorre prestare molta attenzione. Attraversiamo il torrente Gusa e lo costeggiamo fino ad arrivare all’entrata della Valle dei Mulini.

Bel percorso in fuoristrada che sale lungo la valle, dopo l’evento franoso di alcuni anni fa il percorso è stato messo in sicurezza. Nel punto dov’è franato ci sono pochi metri da fare a piedi e poi è tutto pedalabile. Proseguendo troviamo un paio di tornanti dove le pendenze aumentano, ma la salita è praticamente agli sgoccioli.

In località Giarole si torna su bitume, strade secondarie e ciclabili ci collegano al sentiero Bellebarbe. Lungo poco più di un km, ma merita di essere fatto, la prima parte è su single track e poi su carraia che taglia un campo verdissimo attorniato da una fitta vegetazione.

Raggiungiamo Rivoli Veronese e prendiamo la ciclabile Bussolengo-Rivoli Veronese, una breve salita ci porta sul monte Mesa e in discesa arriviamo al canale Biffis. Costeggiamo il corso d’acqua per un km circa e lo attraversiamo tramite ponte San Michele.

Da qui ci sono da fare 500 metri su ripida salita, si entra nel quartiere artigianale Camporengo. Oltrepassiamo l’autostrada tramite sottopasso e su strada secondaria si arriva a Cavaion Veronese. Dopo il paese ritroviamo la ghiaia, in seguito altre strade poco frequentate ci portano a Villa Cordevigo, incantevole dimora cinquecentesca immersa nei vigneti.

Poco più avanti troviamo Piovezzano dove è possibile vedere il suo forte omonimo. Ci allontaniamo dal piccolo abitato usufruendo di una  bella ghiaiata fiancheggiata da alte mura in sasso. Un breve tratto su strada provinciale ci collega a strade secondarie che si snodano tra coltivazione di vitigni, queste ci portano a Palazzolo ed in seguito a San Giorgio in Salici.

Dopo il paese oltrepassiamo l’autostrada Serenissima e troviamo altri due tratti Gravel intervallati da circa un km di bitume. Lungo queste strade bianche troviamo file di cipressi. Inoltre si può notare con quale ordine vengono curate le coltivazioni, poiché in questa zona le aziende agricole sono davvero tante e producono ottimi vini.

Arrivati nei pressi di Castelnuovo del Garda ci immettiamo sulla provinciale, solo 300 metri e poi si svolta a dx in direzione Salionze. Giunti alla frazione scendiamo sulla ciclabile del Mincio e lo attraversiamo tramite la diga di Salionze, opera strategica per regolare il livello del lago di Garda e tramite canali irrigui fornire le campagne mantovane e veronesi.

Proseguiamo lungo il canale Virgilio, pochi metri su bitume e si devia leggermente a sx. Con un breve single track si arriva ad un piccolo ponticello che ci permette di attraversare il canale, da qui parte una meravigliosa ghiaiata lunga 5 km che corre tra il canale Virgilio e il fiume Mincio. 

Lungo questi due corsi d’acqua, e accompagnati da innumerevoli cipressi, si ritorna al paese di Borghetto. Questa volta però non ci lasciamo sfuggire una visita al caratteristico borgo medievale. Attenzione perché il passaggio è consentito solo a piedi, ma così facendo si ha la possibilità di ammirare ogni particolare di questo luogo fiabesco.

Dopo questa breve e piacevole passeggiata si ritorna a pedalare, con 500 metri di salita si fa ritorno a Valeggio sul Mincio. Se avete voglia e tempo, a fine salita è possibile svoltare a dx e salire al Castello Scaligero. Oltre che ammirare lo splendido maniero, si può godere da una posizione strategica il corso del Mincio e una buona parte delle Colline Moreniche.

Siamo all’ultimo km di questo meraviglioso giro, quando si pedala nelle zone del lago di Garda si va sempre a colpo sicuro.

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Il FILE GPX può contenere errori dovuti agli strumenti utilizzati, Turista Gravel invita chiunque utilizzi le tracce a prestare la massima attenzione e approfondire con i propri mezzi le caratteristiche dell’itinerario messo a disposizione.

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Parco dei Sassi di Roccamalatina

Marzo

Il momento migliore per affrontare questo giro è a fine marzo/inizio aprile quando è in atto la fioritura dei ciliegi. I vivai ci accompagnano per una buona parte lungo questo meraviglioso itinerario, il color rosa e il bianco dominano su tutto.

Si parte da San Damaso, piccola frazione alle porte di Modena.

Un solo km e raggiungiamo le sponde delle casse di espansione del fiume Panaro. Nei pressi dei laghetti Sant’Anna inizia un lungo tratto in fuori strada che segue fedelmente il fiume per circa 26 km. Il percorso è quasi tutto ghiaia e ciclabili, sono presenti anche dei brevi tratti su terra e un paio di km di bitume lungo il frantoio.

Al km 19 si passa da Vignola, non lasciatevi scappare una visita al suo grazioso centro storico. Sosta obbligatoria alla Pasticceria Gollini, presente dal 1886 sotto i portici in via Giuseppe Garibaldi. Altra tappa da non perdere è la Rocca di Vignola, antica roccaforte splendidamente conservata.

Si ritorna lungo il fiume prendendo il Percorso Sole, dopo solo 4 km eccoci a Marano sul Panaro. Ultimo comune della pianura ed il primo della montagna, per questo motivo chiamato anche “La Porta dell’Appennino”. Qui finisce il Percorso Sole ed inizia il Percorso Natura, altri 6 km di ghiaia e nei pressi della località La Provincia si ritorna su bitume.

Attraversiamo il fiume e si comincia a salire, la strada è stretta ma con un traffico veicolare quasi nullo. Durante la salita si può ammirare la valle del Panaro dall’alto. Giunti al Mulino delle Vallecchie si attraversa il Rio omonimo, da qui iniziano i due km più impegnativi della salita e sono su ghiaia.

In località Siano ritroviamo il bitume, sulla nostra sx sono ben visibili i Sassi di Roccamalatina, monoliti di roccia alti 70 metri che non passano di certo inosservati. Proseguendo per 5 km raggiungiamo il paese omonimo, durante questo tragitto si passa da Castellino delle Formiche, antico borgo arroccato. La torre che sorge su uno sperone roccioso è l’unica testimonianza rimasta del suo castello medievale.

Dopo il paese di Roccamalatina troviamo la Torre del Castellaro. Poco più avanti nei pressi del ristorante Il Faro si possono ammirare da una posizione privilegiata i due enormi monoliti. Su uno di questi è presente una croce, volendo si può raggiungere la sua vetta, ma solo se accompagnati da una guida.

Con un km di discesa ghiaiata si arriva alla strada che porta a Pieve di Trebbio, poco più avanti svoltiamo a sx sulla statale. Giunti a Guglia si abbandona la statale e si comincia a scendere. Attenzione perché la strada si presenta ripida e dritta, qui si raggiungono alte velocità in un batter d’occhio!

Si fa ritorno nella valle del Panaro, 4 km pianeggianti e siamo nuovamente a Vignola dove abbiamo una seconda occasione per un bis alla Pasticceria Gollini. In paese troviamo la pista ciclabile ricavata sulla vecchia ferrovia che da Vignola portava a Modena e viceversa.

Bellissima ciclabile in sede propria per lunghi tratti, lungo il percorso sono ancora presenti le vecchie stazioni ferroviarie. Parecchi km sono in aperta campagna, il primo abitato che incontriamo è Spilamberto.

Poco dopo il paese, sempre sulla ciclabile troviamo Spilamberto in miniatura. Incredibile riproduzione in miniatura del paese di Spilamberto, un vero capolavoro. Peccato per lo stato di abbandono totale dell’opera, sarebbe bello ripristinarlo e riportarlo al suo vecchio splendore.

Il paese successivo è Castelnuovo Rangone, con 5 km immersi nella natura raggiungiamo San Donnino. Da qui lasciamo la ciclabile e tramite una stretta strada di campagna chiudiamo il giro facendo ritorno a San Damaso.

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Valtènesi

GENNAIO

Parcheggiamo l’auto nei pressi del centro commerciale Le Vele, ci troviamo a Desenzano del Garda, famosa meta turistica sul lago di Garda.

Dopo solo un km troviamo il primo tratto di fuoristrada che corre lungo la ferrovia, svolta a dx e si attraversa la strada prendendo le indicazioni per Feniletto. Poco più avanti si svolta a sx e si continua su bella strada ghiaiata, questa ci porta in direzione Lonato. Tramite strade secondarie raggiungiamo Sedena ed in seguito le località di Ponte Zocco e Bagatte.

Svolta a sx e subito alla nostra dx troviamo la ciclabile che segue il canale Roggia Lonata. Arrivati sulla strada provinciale si gira a sx e dopo 200 metri sulla nostra dx troviamo l’entrata del parco dell’Airone. Bel percorso su ghiaia di 3 km che si snoda tra il fiume Chiese e la Roggia Lonata.

Tramite un ponte attraversiamo il canale e affrontiamo una breve, ma ripida salita che ci porta al piccolo borgo di Cantrina. Su ghiaia attraversiamo i vigneti dell’azienda agricola omonima, cantina a conduzione familiare con vini tipici della Valtènesi. Dopo aver attraversato la provinciale troviamo un altro tratto Gravel, raggiungiamo le località di Macesina e Carzago Riviera.

Attraversiamo il paese e tramite altre strade ghiaiate si arriva a Campo Fienile, si torna su bitume e si sale per un km circa fino ad arrivare sulla provinciale. Svoltiamo a dx e poco più avanti sulla nostra sx imbocchiamo una strada vicinale ghiaiata che ci collega al percorso ciclabile “Salò e Lonato”. Si sbuca davanti ai laghi di Sovenigo, durante la bella stagione in questi piccoli specchi d’acqua si possono ammirare fiori di loto e ninfee.

Si continua sul percorso seguendo le indicazioni per Salò e si comincia a scendere. Attenzione perché la strada è strettissima e in alcuni punti diventa tortuosa e in forte pendenza. Arrivati alla provinciale tutto diventa più semplice, si attraversa Villa Salò e raggiungiamo la ciclabile che corre lungo la strada.

Un paio di km e arriviamo a Salò. Siamo circa a metà giro e ne approfittiamo per fare una sosta. Nel frattempo possiamo ammirare il suo meraviglioso golfo. Il lungo lago di Salò che passa dal Centro Nautico è vietato alle biciclette, è lungo un km circa e merita di essere fatto anche a piedi con bici al fianco.

Nei pressi del parcheggio si ritorna in strada, si prosegue in direzione Portese in leggera salita e poi si svolta a dx seguendo le indicazioni per Cisano. Giunti all’abitato prendiamo il percorso ciclabile Baia del Vento, con una prima parte su ghiaia e poi in seguito su bitume si arriva a Porto di San Felice.

Poco più avanti troviamo il Santuario della Madonna del Carmine, luogo di meditazione e riposo. Si prosegue su bitume, a Pieve Vecchia deviamo a sx in direzione Lido di Manerba. Da qui comincia la salita che ci porterà alla Rocca di Manerba, ascesa che in prossimità del Museo Civico diventa piuttosto impegnativa e che continua fin quasi sotto alla rocca.

Se vogliamo raggiungere la croce di vetta c’è da fare qualche metro a piedi. Su questo sperone roccioso alto 216 metri si trovano i resti della Rocca, la sua posizione strategica ci permette di ammirare un panorama strepitoso su tutto il basso Garda. Dopo tot foto si ridiscende, passiamo da Manerba del Garda e poi con un tratto Gravel arriviamo a Monica del Garda.

Si supera la provinciale, un breve collegamento su bitume ci porta ad imboccare un vialetto ghiaiato. Passiamo nelle vicinanze della zona umida Balosse, percorso naturalistico segnalato con cartelli relativi alla flora e alla fauna del luogo. Si ritorna su bitume svoltando a dx e dopo un km si arriva a Padenghe sul Garda. Giunti nel centro del paese, seguiamo le indicazioni per Soiano del Garda.

La strada sale leggermente, dopo aver svoltato a sx in direzione Cascina Crocelle la pendenza aumenta progressivamente fino ad arrivare al 15%. Arrivati in prossimità del castello di Padenghe spiana e tramite un ciottolato si raggiunge l’entrata di questa antica roccaforte medievale. Costruito nel XII secolo, al suo interno si trova un piccolo borgo con case in pietra ancora abitate e un piccolo teatro con gradinate in legno. 

Si scende seguendo le mura esterne del castello, attraversiamo il prato presente ai suoi piedi e si ritorna in paese per usufruire della ghiaiata che corre lungo il parco Vaso Ri. Si prosegue seguendo le indicazioni del percorso ciclabile “Desenzano”, altri 2 km di ghiaia ci collegano a Maguzzano dove è presente l’abbazia omonima con il suo spettacolare parco.

Siamo quasi arrivati, una strada secondaria ci collega all’ultimo tratto ghiaiato di questo giro. In leggera salita raggiungiamo località Pusonaro e da qui si fa ritorno al passaggio lungo la ferrovia fatto all’andata. Ultimo km, si attraversa la provinciale e passando dietro al centro commerciale Le Vele si fa ritorno al parcheggio.

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Valle dei Forni e Val Cedec

Settembre

Questo giro parte dal Camping Cima Piazzi vicino a Tola Valdisotto, ci troviamo in alta Valtellina a soli 7 km da Bormio.

Percorriamo in leggero falsopiano la ciclopedonale Sentiero Valtellina, costeggiando il fiume Adda e poi il torrente Frodolfo, raggiungendo la rinomata località turistica. Passando dalla contrada Combo si arriva all’inizio della prima salita, si svolta a dx seguendo le indicazioni per Ciuk.

I primi 3 km sono su bitume e non superano mai il 10%. All’interno di un tornante svoltiamo a sx e da qui comincia un bel tratto in fuoristrada che risale la valle in direzione Santa Caterina Valfurva. Bellissima forestale di 13 km in mezzo alla natura, a differenza della vicina strada statale qui si pedala all’ombra tra splendide pinete e in totale tranquillità.

L’inizio è pianeggiante, si attraversa la mitica Stelvio, una delle piste da sci più difficili e spettacolari al mondo. Poco più avanti troviamo due strappi impegnativi, entrambi superano il 15%. Giunti in località Le Poce, si scende per due km scarsi e si attraversa il torrente Valle Sarasine.

Si torna a salire per 3 km,la prima parte è piuttosto agevole ma l’ultimo km è impegnativo. Arrivati a quota 1780 metri inizia un tratto vallonato con fondo in ottime condizioni. Attraversiamo il torrente Val di Sobretta tramite il ponte dei Sospiri e in seguito con una breve discesa arriviamo all’abitato di Santa Caterina Valfurva.

Attraversiamo la statale e ci allontaniamo dal paese tramite una strada secondaria, nei pressi della località La Centrale si ritorna su ghiaia. Al ponte sul torrente Gavia troviamo le prime indicazioni dei rifugi presenti nella Valle dei Forni e in Val Cedec, un km circa di fuoristrada e si ritorna su bitume.

Da qui comincia la salita che ci porterà al rifugio Pizzini-Frattola a quota 2706 metri. Lunga 9 km, con i primi 4 su bitume si raggiunge il rifugio Forni a quota 2178 metri. Già dai primi km questa valle ci fa capire che sarà veramente tosta risalirla, fin da subito troviamo tratti con pendenze che oscillano dal 15 al 20%.

Giunti al rifugio Forni arriva la parte più spettacolare del giro, ma anche la più impegnativa perché la “pacchia” bitume è giunta al termine. Qui ci sta bene una sosta e il rifugio ci offre tutto quello di cui abbiamo bisogno.

I 5 km che dal rifugio Forni portano al rifugio Pizzini-Frattola sono da affrontare con una rapportatura adeguata, un buon allenamento e senza aver paura di spingere la bici.

Si riparte su ghiaia e si imbocca la Val Cedec, le pendenze rimangono impegnative. Purtroppo quello che ci frega è il fondo che in alcuni punti non è in buone condizioni e restare in sella diventa difficile. A parte questi brevi tratti, il resto è tutto pedalabile.

Risalendo i pascoli della Val Cedec si può ammirare da subito il ghiacciaio dei Forni, il Cevedale e più avanti il Gran Zebrù. Giunti al rifugio Pizzini-Frattola ci si mette seduti belli comodi e si contempla questo incredibile posto. Un anfiteatro naturale racchiuso da vette imponenti, pietraie, morene e ghiacciai. Un luogo imperdibile per gli amanti della montagna.

Ci prendiamo tutto il tempo a disposizione, ma poi purtroppo c’è da scendere. I primi 3 km sono quelli dell’andata, quindi attenzione alle forti pendenze e ai mucchi di ghiaia. Giunti al bivio prendiamo le indicazioni per il rifugio Branca.

Qui troviamo un altro tratto ripido che ci porta al torrente Cedec, lo attraversiamo tramite un ponticello in legno e raggiungiamo la Malga dei Forni. Un paio di tornanti e incrociamo la forestale che sale la valle dei Forni in direzione rifugio Branca, basta uno sguardo per capire di cosa si tratta.

Meglio continuare a scendere. Poco più avanti incontriamo nuovamente il torrente Cedec. Ci fermiamo sul ponte per guardare la sua notevole portata d’acqua: immediatamente il pensiero va ai ghiacciai e alla loro inesorabile ritirata.

Si ritorna al rifugio Forni, si ripercorre a ritroso la salita fatta all’andata e giunti a Santa Caterina Valfurva si prende la provinciale in direzione di Bormio. In località Sant’Antonio, si svolta a sx e imbocchiamo la ciclabile Sentiero Frodolfo che corre lungo il torrente omonimo.

Questa meravigliosa strisciolina di asfalto ci riporta alla contrada Combo e da qui prendiamo una strada secondaria che ci collega alla ciclopedonale Sentiero Valtellina. Gli ultimi 4 km sono in leggera discesa lungo fiume Adda, ci si rilassa e si riavvolge il nastro…che posti ragazzi!

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Finestre e Assietta

Luglio

Ci troviamo in Piemonte, partenza dal paese di Susa ad una altitudine di 503 metri.

Dopo un km pianeggiante troviamo le indicazioni per il Colle delle Finestre, il cartello ci dice che mancano 19 km per raggiungerlo e sono tutti in salita. Primi 10 km su bitume, le pendenze più aspre le troviamo subito nei pressi di Meana di Susa. Dopo l’abitato le cose migliorano: una serie di tornanti in rapida sequenza e l’ombra di un favoloso bosco ci aiutano nella scalata.

Arrivati in località il Colletto a quota 1450 metri finisce il bitume, nei pressi del piccolo parcheggio c’è una fontana dove è possibile fare scorta d’acqua. Si prosegue su strada ghiaiata in buone condizioni, la vegetazione si dirada e si comincia ad ammirare le vette circostanti e la strada che sale lungo il pendio della montagna.

Le pendenze si aggirano intorno al 10%, ma in alcuni punti si arriva anche al 15%. Dopo l’alpeggio Le Casette troviamo un paio di km leggermente più facili, poi i km che ci separano dal colle tornano ad essere piuttosto impegnativi.

Giunti a quota 2176 metri del Colle delle Finestre si può apprezzare una bella vista sulla Val Chisone. Inoltre con una breve passeggiata è possibile raggiungere il forte omonimo, costruito nel 1891 come opera di appoggio ad altre fortificazioni.

La strada che scende dal versante di Usseaux è tutta asfaltata, dopo 4 km l’abbandoniamo svoltando a dx su strada ghiaiata. Da qui comincia la salita del Colle dell’Assietta, ma sopratutto comincia la parte più spettacolare di questo itinerario, la Strada dell’Assietta.

Ascesa di 10 km con pendenze meno impegnative rispetto al Colle delle Finestre, sono presenti anche due km pianeggianti. Per la precisione la salita finisce in prossimità dell’obelisco della battaglia dell’Assietta, monumento per commemorare la sanguinosa battaglia combattuta il 19 luglio del 1747 tra franco-spagnoli e austro-piemontesi.

Poco più avanti troviamo il Rifugio Casa Assietta, fermata obbligatoria per riempire le borracce ma anche per un momento relax davanti al piccolo specchio d’acqua. Si riparte, ci aspettano 15 km che sicuramente non verranno dimenticati tanto facilmente.

Un’ incredibile sequenza di colli ad un’altezza che varia dai 2500 metri ai 2300 metri: Col Louson, Col Blegier, Colle Costa Piana, Col Bourget e per finire il Col Basset. Questo è considerato il percorso militare più alto d’Europa, durante il suo tragitto si possono ammirare meravigliosi panorami su entrambi le valli e in lontananza vette a perdita d’occhio.

Dal Col Basset si scende in direzione Sportinia, la discesa è in buone condizioni e non presenta tratti in forte pendenza. Questa prima parte di discesa termina nei pressi della Stazione sperimentale Alpina. Un brevissimo trasferimento su bitume ci collega alla forestale di Enfer e Parco Naturale Gran Bosco.

Dopo un paio di km in salita si ritorna a scendere, in questa discesa c’è da prestare maggior attenzione. Il fondo è piuttosto sconnesso e presenta una lunga serie di stretti tornanti. Giunti in valle si fiancheggia il Centro visite Parco del Gran Bosco e si imbocca l’ultima salita di questo giro.

Anche questa, lunga un paio di km, si scollina nei pressi del Forte Sapè. Questa fortezza costruita tra il 1884 ed il 1886 è purtroppo in uno stato di abbandono totale, il forte è completamente inglobato nella vegetazione. Si scende all’abitato di Champbons e qui dopo tantissima ghiaia ritroviamo il bitume.

Proseguiamo lungo il fiume Dora Riparia e arriviamo al grazioso borgo di Exilles, poco più avanti troviamo la sua magnifica fortezza. Questo breve racconto preso dal suo sito la dice lunga sulla storia di questo antichissimo monumento.

“Sono il Forte di Exilles, sono un antico baluardo in pietra tra le vette imponenti e le verdi vallate delle Alpi piemontesi. Le mie prime testimonianze si hanno nel lontano 1155, quando l’eco del martello sul metallo risuonava nelle mie viscere di roccia, dando forma ai miei muri, alle mie torri. Da allora ogni notte, il cielo stellato si è riflesso sopra di me e le ombre hanno danzato narrando storie di eroi e battaglie, di re e imperatori”.

E dopo questa ultima meraviglia possiamo rientrare, prendiamo la strada statale e in leggera discesa facciamo ritorno al paese di Susa.

N.B. Nelle giornate di mercoledì e sabato la strada dell’Assietta viene chiusa al traffico motorizzato.

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Tremalzo Autumn

Ottobre

Parcheggiamo l’auto nell’abitato di Nago, nell’Alto Garda in Trentino-Alto Adige, punto di partenza ideale per evitare la ressa che in genere si trova sul lago.

Attraversiamo il centro abitato, ci portiamo all’entrata della valletta di Santa Lucia, poco più in alto sulla nostra dx sono visibili le rovine di Castel Peneda. Eretto su una rupe tra il 1203 e il 1207 domina l’Alto Garda, ai suoi piedi si trova strada Santa Lucia, mulattiera di origini romane che per secoli ha reso accessibile il collegamento tra Nago e Torbole. 

Affrontiamo l’antico ciottolato in discesa, prestiamo attenzione perché sono presenti tratti in forte pendenza. Lungo questo tragitto si può ammirare la prima vista degna di nota della giornata, Torbole e il lago di Garda. Giunti in paese prendiamo la ciclabile che costeggia il lago, 5 km pianeggianti che ci portano all’inizio dell’unica vera salita di questo giro.

Dai 70 metri s.l.m di Riva del Garda ai 1855 metri s.m.l del Tunnel Corno della Marogna, 25 km di viste mozzafiato, ma il fiato verrà “mozzato” anche per altri motivi. Si comincia con La Ponale che non ha certamente bisogno di presentazioni, si sale su ghiaia in leggera salita fino al ristorante Belvedere. Arrivati al bivio si svolta a sx e si prosegue su bitume, due km con tratti al 10% e si raggiunge la provinciale che porta a Pregasina.

Un paio di km e si arriva in paese, non lasciatevi sfuggire le fontane e fate scorta d’acqua. Dopo la chiesa troviamo la strada forestale ghiaiata e poco più avanti le pendenze aumentano notevolmente. I due km che seguono dentro ad una faggeta sono molto impegnativi. Troviamo anche qualche tratto cementato, solitamente la loro presenza è legata a forti pendenze e questa ne è la conferma.

Arrivati a quota 881 metri di Bocca Larici la strada spiana, nelle vicinanze è presente uno dei punti panoramici più belli del Garda. Volendo con una breve deviazione (400 metri con qualche tratto da fare a piedi) si può raggiungere Punta Larici a quota 907 metri. Da questo sperone roccioso si può ammirare una vista incredibile su tutto il lago di Garda, nelle giornate più terse anche la sottile penisola di Sirmione.

Da Bocca Larici si torna a salire, si passa da Malga Palaer e dopo 500 metri si abbandona la forestale. Svolta a sx e si prosegue su single track, un paio di km scarsi di sottobosco veramente belli ma impegnativi per le pendenze e anche per qualche passaggio tecnico da superare. Si sbuca al Passo Rocchetta, importante crocevia per diversi sentieri escursionistici.

In seguito troviamo due tornantini in discesa abbastanza scassati, sono pochi metri, non rischiamo e facciamo due passi con bici al fianco. Passata questa difficoltà comincia una parte di percorso di 6 km ondulati ma piuttosto semplici. Raggiungiamo Passo Nota passando da Passo Guil, Baita Segala, Passo Bestana e Bocca dei Fortini.

Qui troviamo il rifugio Alpini Passo Nota, punto strategico per riposare ma soprattutto per alimentarsi. Ci sono altri 7 km di salita per raggiungere il Tunnel Corno della Marogna. Questa è la parte più impegnativa del percorso: pendenze che spesso superano il 10%, in alcuni punti i mucchi di ghiaia ci obbligano a dei cambi di direzione ed infine la stanchezza comincia a farsi sentire.  

Strada militare costruita durante la Grande Guerra, un capolavoro ingegneristico ricco di tornanti e brevi gallerie. Spettacolari i passaggi tra creste e guglie, la presenza costante di un panorama superbo rendono questa mulattiera una meta imperdibile per tutti gli amanti della montagna.

Fine della salita, si attraversa il tunnel e in discesa raggiungiamo il Passo di Tremalzo. Sosta per caffè e fetta di strudel al Rifugio Garda dove nel frattempo è possibile ammirare una vasta raccolta di cimeli militari della Grande Guerra. Si riparte con una lunga discesa su bitume, 12 km ed eccoci in Val di Ledro.

La sua bellissima e pianeggiante ciclabile ci porta a Pieve di Ledro. Giunti sulle sponde del lago omonimo, proseguiamo su ciclabile facendo la parte dx del lago. Dopo il Centro Vela troviamo un percorso ciclo-pedonale in fuori strada, solo un km ma merita di esser fatto. Si torna su bitume e passando dall’abitato di Pur si arriva a Molina di Ledro.

In paese ritroviamo la Ponale, si scende lungo la valle alternando tratti in fuoristrada con altri su bitume. Da Prà di Ledro si prosegue lungo il torrente Ponale, giunti sulla strada statale prendiamo le indicazioni per Riva del Garda e prima della galleria (vietata alle bici) svoltiamo a dx. 

Una serie di tornanti ci riportano al ristorante Belvedere e ripercorriamo a ritroso la Ponale fatta all’andata e si ritorna a Riva del Garda. Ci allontaniamo dal paese prendendo la ciclabile lungo il torrente Varone e usando come collegamento strade secondarie raggiungiamo la  ciclabile sul fiume Sarca. Al paese di Arco attraversiamo il fiume tramite un ponte ciclo-pedonale, si torna su strada e prendiamo le indicazioni per Prato Saiano.

Prima del paese al cartello “Località Noreda” svoltiamo a sx, si prosegue su strade con traffico veicolare inesistente e in mezzo a vaste coltivazioni di vitigni. Questo reticolo di strade ci portano ad imboccare l’ultimo tratto su ghiaia di questo giro, una salita panoramica lunga un paio di km ci riporta a Nago.

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Via degli Dei

Settembre

La Via degli Dei è un antico percorso che parte dalla Piazza Maggiore di Bologna e termina in Piazza della Signoria a Firenze. Itinerario per viandanti da fare in più giorni, ma con le giuste varianti e cercando di non stravolgere troppo la traccia originale, siamo riusciti ad avere un percorso più adatto alle bici da Gravel.

Punto di partenza Bologna e precisamente dalla Piazza Maggiore.

Prima di partire non può mancare un buon caffè sotto ai portici del Palazzo del Podestà, usciamo dal centro storico tramite i suoi stretti vicoli e raggiungiamo l’Arco del Meloncello. Da qui comincia la prima salita di giornata, 2 km impegnativi su interminabili rettilinei e accompagnati dal portico più lungo del mondo. La salita termina al Santuario Madonna di San Luca, simbolo della città di Bologna.

In discesa raggiungiamo le rive del fiume Reno passando dal Centro visite Montagnola e in seguito dal Parco Talon. Lungo il fiume incontriamo i primi tratti su ghiaia, attraversiamo il Reno utilizzando la passerella Azzurra e proseguiamo in fuori strada immersi nel verde e nella più totale tranquillità.

Si fiancheggiano i laghetti del Maglio e subito dopo imbocchiamo una bella strada alberata che ci porta alla prestigiosa dimora di Palazzo de Rossi e all’antico borgo risalente al XV secolo. Fanno capolino i primi segnali della Via degli Dei, si arriva al suggestivo ponte sospeso di Vizzano che ci riporta dall’altra parte del fiume.

Si procede su bitume, giunti nei pressi del Parco dei Prati di Mugnano si torna a salire e lo facciamo su pendenze che sfiorano il 20%. Arrivati al parcheggio del parco si torna su ghiaia, in alcuni punti le pendenze rimangono impegnative poi la strada si allarga e spiana. Breve trasferimento su strada asfaltata, svolta a sx e si continua su Via delle Valli, strada ghiaiata in ottime condizioni.

Al bivio svolta a dx e prendiamo le indicazioni per Monte del Frate, segue un collegamento su terra di un km che in caso di pioggia può diventare complicato. Poco prima dell’abitato di Brento ritroviamo il bitume, si prosegue per 13 km fino a Monzuno, località di villeggiatura dell’Appennino Bolognese.

Dopo questi primi 36 km e 1200 D+ ci meritiamo una sosta ristoratrice, senza esagerare perché c’è da proseguire su salita tosta per altri 3 km. Si scollina nei pressi del ripetitore del Monte Poggio, da qui fine del bitume e inizia una strada ghiaiata panoramica che passando dall’impianto eolico di Monte Galletto ci porta a Madonna dei Fornelli.

In paese prendiamo la strada provinciale che con 5 km di salita ci collega a Pian di Balestra, seguiamo le indicazioni per “Strada Romana” e si ritorna in fuori strada. Il totem di confine che incontriamo ci dice che stiamo per entrare in Toscana. Poco più avanti con una breve deviazione a piedi è possibile visitare i resti della via Flaminia Militare, antica strada romana che collegava Bologna con Arezzo.

Da qui comincia la discesa più impegnativa del percorso: arrivati al punto ristoro “Il Capannone” (trovato chiuso) c’è da affrontare una discesa ripida di un km circa con la presenza di ghiaia grossa e quindi c’è da prestare molta attenzione. In località Bruscoli termina la discesa e si ritorna sulla provinciale.

Con 6 km in leggera salita si arriva al Passo della Futa, nelle vicinanze è presente il più grande Cimitero Militare Germanico presente in Italia, in questo cimitero riposano più di 30.000 militari. Ci troviamo circa a metà percorso ma abbiamo fatto due terzi del dislivello totale. Discesa sulla statale della Futa fino a Santa Lucia, poi svolta a sx seguendo le indicazioni per Panna.

In prossimità di case Fornaci troviamo un km di salita, dopo lo stabilimento dell’acqua Panna si prendono le indicazioni per Castellana. In leggera discesa oltrepassiamo le frazioni di Marcoiano e Bagnatoio, dopo quest’ultimo si devia a sx su strada ghiaiata che fa da collegamento ad un altro tratto ghiaiato che troviamo in prossimità dell’abitato di Sant’Agata.

Tramite una strada secondaria con traffico veicolare pari a zero raggiungiamo San Piero a Sieve, durante l’attraversamento del paese si svolta a dx e seguiamo le indicazioni per la Fortezza Medicea di San Martino. Strappo di un km al 10%, a seguire breve discesa e poi altri due km di salita con pendenze che arrivano al 15%, anche in questa sequenza la ghiaia non manca.

Da segnalare il suggestivo passaggio dal castello del Trebbio, ci arriviamo tramite un lungo viale ghiaiato, accompagnati da altissimi cipressi su entrambi i lati. Costruito sull’omonimo poggio permette di ammirare una bella vista sulle colline circostanti e centinaia di ulivi presenti sui dolci pendii del poggio.

Giunti a Tagliaferro riprendiamo la trafficata statale della Futa, due km infiniti poi finalmente si gira a sx. Attraversiamo il torrente Carza ed inizia una salita di 3 km di cui la prima metà ha pendenze importanti. Finché c’è il bitume si pedala ma una volta che troviamo la ghiaia è quasi impossibile restare in sella e quindi bici a spinta per circa 200 metri, l’ultimo km e mezzo è decisamente più facile.

In alternativa si può proseguire sulla statale della Futa, entrare a Vaglia e proseguire per Bivigliano. Si allunga per un km e mezzo ma essendo completamente su strada è tutta pedalabile.

Abbiamo appena concluso l’ultimo tratto in fuori strada, si ritorna su bitume e si arriva all’abitato di Bivigliano. Da qui inizia l’ultima salita, lunga un paio di km, fortunatamente i suoi tornanti ci agevolano l’ultima fatica di giornata. Si scollina ad un incrocio dove volendo è possibile fare una veloce deviazione per visitare il Santuario di Montesenario. Se decidete di andare dista un km e mezzo e naturalmente è tutto in salita.

In discesa si sbuca dentro ad una rotonda, seguiamo le indicazioni per Olmo e al seguente incrocio per Fiesole. Queste strade sono giustamente frequentate dai ciclisti toscani, si pedala tra vaste coltivazioni di ulivi e innumerevoli cipressi. Giunti a Fiesole si apre una meravigliosa vista su Firenze e qui ci rendiamo conto che mancano ancora pochi km.

Con una discesa panoramica si arriva alle porte di Firenze e si entra nel centro storico del meraviglioso capoluogo toscano, fermata d’obbligo in Piazza del Duomo e poco più avanti c’è la nostra meta….Piazza della Signoria!

Nel percorso sono presenti alcuni tratti su terra e quindi è consigliato percorrerlo con terreno asciutto.

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Il FILE GPX può contenere errori dovuti agli strumenti utilizzati, Turista Gravel invita chiunque utilizzi le tracce a prestare la massima attenzione e approfondire con i propri mezzi le caratteristiche dell’itinerario messo a disposizione.

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Sarca Molveno Andalo

luglio

Si parte da Ceniga, piccola frazione situata nella Valle del Sarca in Trentino-Alto Adige.

Poche pedalate e tramite il ponte romano di Ceniga attraversiamo il fiume Sarca. Si svolta a dx e prendiamo le indicazioni per Molinei, percorso panoramico su ghiaia di 7 km. Lungo questo tragitto troviamo un paio di strappi che ci portano ai piedi del Monte Brento, definito da molti il regno dei Base Jumper. 

Breve discesa e si torna su bitume, dopo un paio di km si svolta a dx per Pietramurata dove imbocchiamo la ciclabile del Sarca. Proseguiamo lungo il fiume fino ad arrivare al paese di Sarche ed in seguito al lago di Toblino. Alla nostra dx troviamo una passerella in legno da dove si può ammirare il piccolo lago alpino e il suo castello. Attenzione perché si può transitare solo con bici al fianco!

Poco più avanti troviamo il lago di Santa Massenza, lasciamo la ciclabile e seguiamo le indicazioni per il paese omonimo. Dopo l’abitato si comincia a salire per davvero, la strada si stringe e ci sono da affrontare 2 km veramente impegnativi. Poi giunti al borgo di Lon le pendenze diminuiscono notevolmente. Si sbuca sulla strada principale che porta a Ranzo.

Questo tratto è molto panoramico, la strada scavata sul fianco della montagna è particolarmente suggestiva, si scollina a quota 700 metri. Poco più avanti ci fermiamo per contemplare una vista mozzafiato sulla Valle dei Laghi e il Monte Bondone. Con 3 km di leggera discesa si arriva al paese di Ranzo, qua ci sta una breve sosta per fare acqua e sgranocchiare qualcosa.

Dopo l’abitato ritroviamo la ghiaia e comincia la strada fantasma, questa facile forestale in soli 6 km ci permette di raggiungere il lago di Nembia e dopo un paio di km il lago di Molveno. Il percorso ciclopedonale che si snoda lungo il lago è perfetto per evitare la strada principale, troviamo alcuni passaggi leggermente tecnici ma niente di impossibile.

Si ritorna su strada per un breve tratto e prima della fine del lago si svolta a dx, si torna a salire in direzione di Andalo. Questa variante non si può perdere, la strada ghiaiata che costeggia il Rio Lambin è esaltante, piccole cascate e un passaggio in mezzo ad una piccola forra rocciosa ci lasciano di stucco. Si sbuca in paese ad Andalo e quindi abbiamo evitato un altro tratto di strada trafficata e questo è sempre una buona cosa.

Siamo praticamente al giro di boa, ci conviene fermarsi ad un bar per mangiare e riposare. Si riparte in salita, un paio di km su strada secondaria e raggiungiamo Valbiole a quota 1180 metri. Attenzione alla discesa seguente, ci sono tratti molto ripidi e quindi è consigliato scendere con cautela per non rischiare di prendere troppa velocità.

Notevole la vista su Molveno e il suo lago, ci sta una fermata per una bella foto. In paese proseguiamo su via Dolomiti, ben presto la strada asfaltata lascia posto alla ghiaia e costeggiando il Rio Massodi arriviamo alla Baita Ciclamino, aggiriamo la struttura e si ridiscende verso il lago.

Attenzione perché dopo un km c’è da svoltare a dx seguendo le indicazioni per l’Antica Segheria, bellissimo single track lungo un paio di km. Si pedala tra una folta vegetazione, al nostro fianco è sempre presente un canale d’acqua che serve ad alimentare tutt’ora la pala dell’antica segheria veneziana Taialacqua.

Un breve collegamento su asfalto ci porta alla strada ghiaiata che costeggia il lago di Molveno, tutta pianeggiante e in leggera discesa tranne un breve strappo spacca gambe su cementata. A fine lago si ripercorre un tratto di strada già fatto all’andata e si ritorna al lago di Nembia, tramite variante ci avviciniamo alle sue rive per ammirare il suo meraviglioso colore verde smeraldo.

Si attraversa la strada statale e si seguono le indicazioni Moline-Deggia. Con una discesa piuttosto ripida e stretta, si arriva in località Deggia. Qui oltre al Santuario Madonna di Caravaggio c’è una fattoria dove si possono vedere numerosi alpaca e dei lama, ma la cosa sorprendente è la presenza di due cammelli. Si continua a scendere su viottolo ciottolato fino a Moline e tramite il suo ponte in pietra del XVIII secolo si attraversa il Rio Bondai.

Si torna a salire su bitume per un paio di km, alla nostra sx troviamo delle segnaletiche CAI e prendiamo per Andogno. Con un breve tratto in fuoristrada si passa dalla Falesia Dimenticata, palestra di roccia frequentata da ogni tipo di climber. Poco più avanti oltrepassiamo il torrente Ambiez, questo nasce dalla vedretta omonima e scorre veloce tra una delle valli più belle del Parco Naturale Adamello/Brenta.

Dal ponte dobbiamo affrontare altri 2 km di salita di cui l’ultimo è su ghiaia, arrivati sulla statale svoltiamo a sx e si scende a Villa Banale, dopo il paese prendiamo le indicazioni per Trento. Prima della galleria sulla nostra sx inizia la ciclabile del Limarò, vecchia strada che metteva in collegamento la Valle del Sarca con le Giudicarie Esteriori.

Questo capolavoro di ciclabile è lunga 4 km, in alcuni punti si snoda lungo le pareti verticali del Canyon del Limarò. Questa imponente gola nel suo punto più alto arriva a superare i 250 metri, tutto questo dovuto al fiume Sarca che ancora oggi continua inesorabile il suo lento processo di erosione. La ciclabile termina sulla statale all’interno di un tornante, si continua a scendere e si arriva al paese di Sarche.

Prima di entrare in paese si svolta a dx e si ritorna per un paio di km sulla ciclabile percorsa all’andata, svolta a sx e tramite strade secondarie ci addentriamo tra vaste coltivazioni di vigneti. Si attraversa la frazione di Pergolese e proseguiamo costeggiando il fiume-canale Rimone. Giunti al cartello “Pista ciclabile” si svolta a dx e si attraversa il corso d’acqua.

Si ritorna sulla Ciclovia Valle dei Laghi, dopo un breve passaggio sulla sponda nord del lago di Cavedine si arriva nella Riserva Naturale delle Marocche dove è ancora ben visibile la più grande frana di origine glaciale dell’arco alpino. La ciclabile ad un certo punto passa in mezzo a distese di massi enormi e inevitabilmente lo sguardo si concentra sulla gigantesca ferita del Monte Brento.

Siamo quasi giunti al termine di questo giro, nei pressi di Dro si esce dalla ciclabile e si attraversa il piccolo centro del paese. Le ultime pedalate le facciamo su strade secondarie, a questo punto possiamo ritornare al punto di partenza di Ceniga felici e contenti.

Un itinerario full optional: 5 laghi, 2 forre, una strada fantasma, viste mozzafiato e ciclabili superlative…tutto questo farcito da una buone dose di ghiaia.

Si segnala che il dislivello calcolato da Openrunner non è corretto, in prossimità di Ranzo ha generato alcuni errori. Il dislivello reale del giro è di circa 2000 metri.

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Corno del Renon

Agosto

Punto di partenza: Termeno sulla Strada del Vino, famoso paese vinicolo del Trentino-Alto Adige.

Primi due km sulla Strada del Vino, usufruiamo di un breve tratto di ciclabile per raggiungere la parte sud del Biotopo del Lago di Caldaro. Situato tra vigneti e frutteti, questo specchio d’acqua è il più caldo di tutto l’arco alpino e quindi luogo frequentato da tutti gli appassionati di sport acquatici.

Percorriamo la sponda dx, meno trafficata e più panoramica. Dopo il paese di Campi al Lago deviamo a dx seguendo i cartelli ciclabili “Radroute” ed in seguito “Bolzano”. Bellissimo itinerario in mezzo a distese di vigneti e alberi da frutto, questo in 8 km ci porta al paese di San Michele.

Attraversiamo l’abitato utilizzando la ciclabile che corre lungo la strada, la parte restante che ci collega a Bolzano corre su sede propria ed è stata realizzata recuperando un tratto di una ex ferrovia. Durante questi 5 km si può apprezzare l’ordine e la cura con cui queste ciclabili vengono mantenute, aree di sosta attrezzate, una segnaletica meticolosa e gallerie ottimamente illuminate.

Oltrepassiamo il fiume Adige, dopo il ponte pedonale svoltiamo a dx e proseguiamo lungo l’Adige per un km. Doppia svolta a sx e imbocchiamo la ciclabile che corre lungo il fiume Isarco, questa ci consente di attraversare la città di Bolzano in totale tranquillità.

Giunti a ponte Loreto lasciamo la ciclabile e svoltiamo a sx per inoltrarci tra i vicoli del centro storico. Il Duomo di Bolzano e Piazza Walther meritano una visita. Qui volendo ci possiamo fermare per mangiare qualcosa e per fare scorta di acqua: l’inizio della salita è dietro l’angolo.

Ci allontaniamo dal centro e dopo quartiere Rencio troviamo il bivio con le indicazioni per Corno Renon. Svolta a sx e si comincia a salire, strada panoramica che in 15 km circa guadagna 1000 metri di dislivello e ci porta  sull’altopiano del Renon.

Arrivati alla frazione di Costalovara lasciamo la strada principale e svoltiamo a dx, primo tratto su bitume poi si procede su strada ghiaiata in ottime condizioni. Questa deviazione in fuoristrada ci porta in località Riggermoos. Si ritorna su bitume e in 3 km raggiungiamo l’abitato di Auna di Sopra a quota 1303 metri, in questo tragitto troviamo anche un paio di brevi discese.

Dal paese inizia la parte più interessante del giro: bellissime strade ghiaiate, ampie zone prative con animali al pascolo e viste spettacolari a 360 gradi. Ci prepariamo a percorrere 25 km di fuoristrada tra i più panoramici di tutto l’Alto Adige.

Si comincia con 10 km di salita, ascesa piuttosto impegnativa dove le pendenze possono superare anche il 10%, ma non mancano alcuni tratti dove si sale più agevolmente. Si raggiunge il rifugio Corno di Sotto a quota 2044 metri, qui conviene fermarsi per alimentarsi e recuperare un pò di energie.

Il rifugio Corno del Renon non è lontano ma raggiungerlo non è per niente facile. In un km e mezzo si arriva al bivio e da qui si può decidere se affrontare o evitare l’ultimo km di salita, di cui i primi 200 metri sono micidiali. La vetta rimane a quota 2260 metri e una volta raggiunta verrete ricompensati ampiamente da un panorama sublime.

“Chi voglia abbracciare il Tirolo in un colpo d’occhio risalga queste cime“

Questo è quello che scrisse l’alpinista Ludwig Purtscheller, considerato uno dei migliori conoscitori delle Alpi.

Ritornati al bivio ci aspettano un paio di km pressoché pianeggianti fino alla Sella dei Sentieri, qui troviamo un tratto di discesa. Arrivati a Malga Mair in Plun si ritorna a salire per altri 4 km, anche qui il paesaggio è talmente bello che la fatica passa in secondo piano. Passato il rifugio Stöffl a quota 2100 metri si scollina e si comincia a scendere, ultimi 2 km di ghiaia e arriviamo al parcheggio Kaseregg dove ritroviamo il bitume. 

Una discesa di 15 km da non sottovalutare, strada stretta e tortuosa con tratti in forte pendenza. Attenzione anche ai repentini cali di luce dovuti alla presenza di una folta vegetazione! Nella parte finale troviamo il Rio Tinne che corre lungo la selvaggia e angusta valle omonima, questi ultimi km di discesa sono terapeutici, puro relax a costo zero. 

Si sbuca a Chiusa in valle Isarco, in paese passa una ciclabile imperdibile, questa prende il nome della valle. Con 30 km in leggera discesa si ritorna a Bolzano, non c’è un metro su strada, sono tutti su sede propria. Giunti in città ripercorriamo il tratto dell’andata e poi proseguiamo sulla ciclabile lungo l’Adige. Nei pressi dell’abitato di Ora si abbandona la ciclabile e tramite 4 km di provinciale si ritorna al punto di partenza. 

Giro di grande soddisfazione ma impegnativo, la lunghezza e il dislivello esigono un buon allenamento e rapporti adeguati. 

File Gpx

Volendo si può tagliare l’anello inferiore partendo da Cardano, facendo così si accorcia l’itinerario di 50 km, qua sotto trovate il file gpx del percorso ridotto….a voi la scelta.

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Canét-Dezensà-Canét 

Marzo

Andata prevalentemente pianeggiante, l’unica “asperità” è la salita che porta alla Rocca di Lonato. Giro di boa a Desenzano e ritorno tramite le ondulate e sinuose Colline Moreniche.

Partenza dalla graziosa piazza di Canneto sull’Oglio, un solo km di bitume e come spesso accade imbocchiamo il primo tratto di ghiaia. Con questa strada bianca ci allontaniamo dal paese, si arriva sulla strada provinciale, ma dopo un km si svolta a dx per ritornare su ghiaia.

Giunti al paese di Casalromano procediamo su bitume, dopo un km svolta a sx e tramite strade secondarie ed un breve tratto ghiaiato arriviamo all’abitato di San Pietro. Attraversiamo la strada principale e dopo un paio di km si gira a dx su strada bianca, questa ci porta a Remedello-sotto.

Da qui proseguiamo su minuscole strade di campagna, si arriva al paese di Acquafredda ed in seguito al fiume Chiese. Prima del ponte svoltiamo a dx e troviamo un altro tratto ghiaiato che costeggia il fiume fino a Mezzane di Calvisano. Poco distante troviamo Carpenedolo, all’entrata del paese si svolta a sx. 

Passando da Laghetto Sereno ed in seguito dalla fatiscente Corte San Giorgio si arriva a Montichiari. Durante l’attraversamento del paese incontriamo il maestoso velodromo Fassa Bortolo. La prima impressione purtroppo è quella di una struttura semi abbandonata, peccato perché è l’unico velodromo coperto presente in Italia.

Prendiamo la strada ghiaiata che corre lungo la struttura, questa ci collega ad una lunga sequenza di strade bianche che ci permettono di raggiungere Lonato del Garda quasi tutto in fuoristrada. Arrivati in paese non possiamo lasciarci sfuggire una visita alla Rocca di Lonato, una delle più imponenti fortificazioni di tutta la Lombardia. 

Si ridiscende e si prende la ciclabile che troviamo sul lato sx della strada. Ad un certo punto c’è da girare a dx (attenzione al suo attraversamento perché è una strada piuttosto trafficata). Poco più avanti si ritorna su ghiaia, si passa da località Feniletto e si entra in Desenzano tramite il single track che corre lungo la ferrovia.

Si scende al lago passando dal centro di Desenzano, qui volendo si può fare una fermata per mangiare o per una semplice pausa rilassante sulle rive del lago più grande d’Italia. Si riparte e ci si allontana dal paese seguendo i cartelli “Itinerari del Garda”.

In questa zona le Colline Moreniche offrono interessanti percorsi su strade bianche, questo alterna lunghi tratti di ghiaia collegati da brevi tratti su bitume. Arrivati all’abitato di Grole finisce questa parte di saliscendi serpeggianti, da qui il percorso ritorna pianeggiante.

Proseguendo su bitume si passa vicino al Monte Medolano, un piccolo rilievo che si trova nei pressi di Medole. Questo è l’ultimo e solitario contrafforte di Colline Moreniche verso la pianura mantovana. Poco più avanti si torna su ghiaia e passando da Cascina Caselle si arriva a Medole.

Appena passato il paese troviamo altra ghiaia, si viaggia su strade bianche in perfette condizioni. Attraversiamo vaste aree coltivate con la presenza di canali irrigui, i lunghi rettilinei ci inducono ad aumentare la velocità e in breve tempo si raggiungono i paesi di Casaloldo e Castelnuovo.

Da quest’ultimo imbocchiamo strade secondarie con traffico veicolare praticamente nullo, arrivati ad Asola proseguiamo sulla strada statale per qualche km. Passato l’abitato di Barchi svoltiamo a dx, da qui raggiungiamo l’argine ghiaiato del fiume Chiese. Dopo 5 km di ghiaia si sbuca sull’Asolana, svolta a dx e attraversiamo il fiume. 

Siamo alle porte di Canneto sull’Oglio, mancano solamente 4 km ma si chiude in bellezza, la metà sono su ghiaia.

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