Canét-Dezensà-Canét 

Marzo

Andata prevalentemente pianeggiante, l’unica “asperità” è la salita che porta alla Rocca di Lonato. Giro di boa a Desenzano e ritorno tramite le ondulate e sinuose Colline Moreniche.

Partenza dalla graziosa piazza di Canneto sull’Oglio, un solo km di bitume e come spesso accade imbocchiamo il primo tratto di ghiaia. Con questa strada bianca ci allontaniamo dal paese, si arriva sulla strada provinciale, ma dopo un km si svolta a dx per ritornare su ghiaia.

Giunti al paese di Casalromano procediamo su bitume, dopo un km svolta a sx e tramite strade secondarie ed un breve tratto ghiaiato arriviamo all’abitato di San Pietro. Attraversiamo la strada principale e dopo un paio di km si gira a dx su strada bianca, questa ci porta a Remedello-sotto.

Da qui proseguiamo su minuscole strade di campagna, si arriva al paese di Acquafredda ed in seguito al fiume Chiese. Prima del ponte svoltiamo a dx e troviamo un altro tratto ghiaiato che costeggia il fiume fino a Mezzane di Calvisano. Poco distante troviamo Carpenedolo, all’entrata del paese si svolta a sx. 

Passando da Laghetto Sereno ed in seguito dalla fatiscente Corte San Giorgio si arriva a Montichiari. Durante l’attraversamento del paese incontriamo il maestoso velodromo Fassa Bortolo. La prima impressione purtroppo è quella di una struttura semi abbandonata, peccato perché è l’unico velodromo coperto presente in Italia.

Prendiamo la strada ghiaiata che corre lungo la struttura, questa ci collega ad una lunga sequenza di strade bianche che ci permettono di raggiungere Lonato del Garda quasi tutto in fuoristrada. Arrivati in paese non possiamo lasciarci sfuggire una visita alla Rocca di Lonato, una delle più imponenti fortificazioni di tutta la Lombardia. 

Si ridiscende e si prende la ciclabile che troviamo sul lato sx della strada. Ad un certo punto c’è da girare a dx (attenzione al suo attraversamento perché è una strada piuttosto trafficata). Poco più avanti si ritorna su ghiaia, si passa da località Feniletto e si entra in Desenzano tramite il single track che corre lungo la ferrovia.

Si scende al lago passando dal centro di Desenzano, qui volendo si può fare una fermata per mangiare o per una semplice pausa rilassante sulle rive del lago più grande d’Italia. Si riparte e ci si allontana dal paese seguendo i cartelli “Itinerari del Garda”.

In questa zona le Colline Moreniche offrono interessanti percorsi su strade bianche, questo alterna lunghi tratti di ghiaia collegati da brevi tratti su bitume. Arrivati all’abitato di Grole finisce questa parte di saliscendi serpeggianti, da qui il percorso ritorna pianeggiante.

Proseguendo su bitume si passa vicino al Monte Medolano, un piccolo rilievo che si trova nei pressi di Medole. Questo è l’ultimo e solitario contrafforte di Colline Moreniche verso la pianura mantovana. Poco più avanti si torna su ghiaia e passando da Cascina Caselle si arriva a Medole.

Appena passato il paese troviamo altra ghiaia, si viaggia su strade bianche in perfette condizioni. Attraversiamo vaste aree coltivate con la presenza di canali irrigui, i lunghi rettilinei ci inducono ad aumentare la velocità e in breve tempo si raggiungono i paesi di Casaloldo e Castelnuovo.

Da quest’ultimo imbocchiamo strade secondarie con traffico veicolare praticamente nullo, arrivati ad Asola proseguiamo sulla strada statale per qualche km. Passato l’abitato di Barchi svoltiamo a dx, da qui raggiungiamo l’argine ghiaiato del fiume Chiese. Dopo 5 km di ghiaia si sbuca sull’Asolana, svolta a dx e attraversiamo il fiume. 

Siamo alle porte di Canneto sull’Oglio, mancano solamente 4 km ma si chiude in bellezza, la metà sono su ghiaia.

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Il FILE GPX può contenere errori dovuti agli strumenti utilizzati, Turista Gravel invita chiunque utilizzi le tracce a prestare la massima attenzione e approfondire con i propri mezzi le caratteristiche dell’itinerario messo a disposizione.

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Basso Garda 2

Gennaio

Questo giro presenta tratti di fuoristrada su terra, si consiglia di percorrerlo con terreno asciutto.

Partenza alle porte di Desenzano del Garda, usufruiamo di un comodo parcheggio nei pressi del centro commerciale Le Vele.

2 km e imbocchiamo la prima ghiaiata, questa ci porta all’abitato di San Pietro. Si prosegue su bitume fino ad arrivare al Chervò Golf San Vigilio, svolta a dx e con 3 km di ghiaia raggiungiamo Pozzolengo. Attraversiamo l’abitato e tramite strade secondarie si arriva in località La Piana. 

Da qui inizia un breve tratto in fuoristrada che ci collega a Ponti sul Mincio, in paese troviamo i segnali del percorso ciclabile. Seguendo le indicazioni per Peschiera si raggiunge la famosa ciclabile che corre lungo il fiume Mincio.

3 km e si arriva al Porto Vecchio sul Mincio. Purtroppo i lavori in corso sull’ultimo tratto di ciclabile ci obbligano ad una deviazione su strada (peccato aver saltato il suggestivo passaggio lungo i bastioni e le mura di Peschiera). Entriamo nella fortezza da Porta Brescia e usciamo da Porta Verona, attraversiamo il Mincio tramite due ponti e prendiamo le indicazioni per il porto turistico.

Si procede sulla ciclabile del lungo lago fino al Lido Ronchi, si svolta a dx e si prende la strada che costeggia il parco divertimenti di Gardaland. Si attraversa la Gardesana e da qui inizia una bella sequenza di strade ghiaiate che ci permettono di inoltrarci all’interno di vigne, olivi e frutteti.

Lungo questi 20 km troviamo un entroterra meraviglioso. Lo attraversiamo tramite strade ghiaiate che si alternano a strade di campagna con traffico veicolare praticamente inesistente. Un percorso serpeggiante con la presenza di qualche strappo impegnativo, questa è un’ interessante alternativa alla ovvia e trafficata Gardesana.

Al km 50 troviamo una discesa da non sottovalutare: le forti pendenze e un fondo non in buone condizioni ci inducono a prestare molta attenzione. A fine discesa ecco il paese di Garda! Prendiamo la Gardesana in direzione Riva del Garda e dopo un paio di km svoltiamo a dx su via Castei.

Si sale su fondo ciottolato che ben presto si trasforma in ghiaia. Poco più avanti troviamo il punto panoramico che ci permette di ammirare dall’alto la bellissima Punta San Vigilio, considerata la Portofino del Lago di Garda. Dopo innumerevoli foto si prosegue, la strada lascia posto ad un sentiero, questo diventa piuttosto tecnico con la presenza di brevissimi strappi. 

Si può restare in sella ma servono discrete capacità tecniche. Infine troviamo una brevissima discesa particolarmente scassata. È fattibile, ma se non volete rischiare è meglio smontare e farla a piedi con calma. Si ritorna su bitume ma poco più avanti ritroviamo la ghiaia. I 4 km che seguono sono molto panoramici e facili, si corre lungo il lago ma ad un’altezza di circa 150 metri.

Scendiamo a Torri del Benaco per prendere il traghetto, con una spesa di 10 euro e mezz’ora di viaggio veniamo traghettati dalla parte opposta del lago. Sfruttiamo questa pausa per ammirare il paesaggio, riposare e volendo mangiare qualcosa.

Si arriva a Toscolano Maderno e si torna in sella, prendiamo la ciclabile lungo il lago che ci porta alla frazione di Bornico. Da qui ci immettiamo sulla Gardesana, un km e svoltiamo a dx per affrontare una breve salita che ci porta al Vittoriale degli Italiani che di certo non ha bisogno di presentazioni. 

Proseguendo all’interno di piccoli borghi e strettissimi vicoli si arriva alla borgata di Morgagna. Da qui si scende lungo il torrente Barbarano e si ritorna sulla Gardesana. Un paio di km e si svolta a sx per scendere a Salò, prendiamo le indicazione per Portese ed infine per Cisano. 

All’interno dell’abitato prendiamo la ciclabile ghiaiata, questa ci permette di attraversare il cuore delle Valtenesi. Un sorprendente percorso misto ghiaia/bitume tra prati e piante mediteranee. Si sfiorano anche paesi come San Felice del Benaco, Manerba del Garda e Padenghe sul Garda.

Da quest’ultimo usufruiamo le ghiaiate del Parco Vasi Ri, seguiamo i cartelli del percorso ciclabile con le indicazioni per Desenzano. Siamo agli sgoccioli di questo giro. In questi ultimi 4 km chiudiamo in bellezza con l’Abbazia di Maguzzano che sorge sul cocuzzolo di una collina morenica.

Per un tratto costeggiamo le sue mura, si svolta a dx e troviamo l’ultima ghiaiata del giro. Questa è intervallata da una carraia all’interno di un verdissimo prato. Si sbuca in strada ma il bitume può ancora attendere. A pochi metri c’è un single track che corre lungo la ferrovia ed è perfetto per tornare alle Vele. 

Un giro Gravel attraverso territori straordinari collegati da una tatticissima e rilassante traghettata.

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Bassa Parmense

Febbraio

Partenza da Parma, lasciamo la città utilizzando la ciclabile Food Valley. Alla frazione di Ramoscello troviamo il primo tratto di strada bianca, è lungo un km scarso ma è quello che ci vuole per prepararsi ad un itinerario ricco di ghiaia. 

Si prosegue su bitume lungo il canale Naviglia, svolta a dx e raggiungiamo la strada che corre lungo il canale Fumolenta. Sono 4 km dove si alterna ghiaia con bitume, si arriva alla frazione di Coenzo dove ritroviamo il canale Naviglia, qui finisce la sua corsa sfociando nel torrente Enza. 

Tramite un ponticello in legno lo attraversiamo, prendiamo la ciclabile che per alcuni metri corre lungo la strada e poi in seguito lungo la Parmetta. Quest’ultimo è un importante canale artificiale che drena i terreni presenti tra il fiume Po e due torrenti, la Parma e l’Enza.

Si lascia la ciclabile e si arriva all’abitato di Bocca d’Enza. Una strada ghiaiata ci porta all’entrata della suggestiva Riserva Naturale Orientata Parma Morta, tratto in zona umida con elevata biodiversità. Questa parte del percorso si snoda all’interno di una folta vegetazione, inizia con un single track su terra di 3 km che in caso di piogge può diventare piuttosto scivoloso, infine ci sono altri 2 km su strada bianca.

Lasciamo la riserva, e percorrendo le strade ghiaiate della Viazza e S. Antonio, raggiungiamo la strada statale Asolana, pochi metri e l’abbandoniamo. Si prosegue passando dai laghi S.Urbano, un’altro tratto di fuoristrada ci collega all’abitato di Sacca e poco più avanti all’argine del grande fiume, il Po.

Percorriamo l’argine ghiaiato per 7 km, questo ci porta in località Coltaro, un rapido collegamento su bitume ci porta alla strada bianca Padana. Con un successivo trasferimento su asfalto arriviamo all’argine del fiume Taro in località Gramignazzo. Siamo al giro di boa del percorso, da qui si prende la ciclabile del Taro, prima parte su asfalto ma in seguito troviamo altri 3 km di ghiaia.

Si sfiora il paese di Sissa e si arriva a Casalfoschino dove troviamo altre strade bianche, poi si torna su strada asfaltata e seguiamo le indicazioni per Colorno. Giunti in paese è d’obbligo una sosta per una visita alla Reggia di Colorno. Sontuosa residenza costruita all’inizio del XVII secolo, un tempo fu abitata dai Sanseverino, dai Farnese, dai Borbone e da Maria Luigia d’Austria.

Si riparte, attraversiamo il paese e andiamo a prendere l’argine che costeggia il torrente Parma: una bella ghiaiata lunga 7 km e un attraversamento su di un piccolo ponte in legno ci permette di raggiungere l’abitato di Torrile. 

Si continua sull’argine ghiaiato per altri 6 km e si passa vicino al paese di Rivarolo. Arrivati alla chiesa di Vicomero si scende dall’argine e si ritorna su bitume. Si prosegue per 4 km su strade secondarie. Nei pressi di Baganzola si torna nuovamente sull’argine e si affronta l’ultimo tratto che ci consente di rientrare a Parma.

Un’itinerario completamente pianeggiante, la presenza di canali, torrenti e fiumi lo rendono alquanto rilassante.

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Parco Naturale Regionale dell’Aveto

Ottobre

Questo itinerario parte da Bedonia in Alta Valtaro sull’Appenino Parmense, un ambiente ricco di cultura, gastronomia e ristorazione. 

Culla del fungo porcino, autentica prelibatezza, il suo profumo e sapore lo hanno reso famoso in tutto il mondo. Inoltre il territorio offre una vasta rete escursionistica, per questi motivi si dice che l’Alta Valtaro è facile da raggiungere e difficile da dimenticare.

Primi 25 km tutti su bitume, si seguono le indicazioni per Lavagna. La strada sale dolcemente la valle, ombreggiata e freschissima con il fiume Taro sempre presente a poca distanza. Giunti a Santa Maria del Taro troviamo le indicazioni per il Parco dell’Aveto, si entra nel minuscolo centro e si prosegue per un altro km lungo il fiume Taro. 

Attraversiamo il ponte che troviamo alla nostra sx e si comincia a salire in direzione Casoni. Con 5 km di salita si sbuca sul Passo del Ghiffi: la prima metà su bitume all’interno di un bosco, la seconda è su ghiaia dove troviamo alcuni tratti ripidi e meravigliose viste su tutta l’Alta Val Taro.  

Si ritorna su bitume, il passo a quota 1067 metri si trova al confine tra l’Emilia e la Liguria, il km seguente è in falsopiano poi si inizia a scendere. Con una discesa tortuosa e panoramica scendiamo lungo l’Alta Valle Sturla. Appena passato l’abitato di Prato Sopralacroce, svoltiamo a dx tenendo le indicazioni per Perlezzi e in seguito per la malga omonima.

Si torna a salire, 2 km su bitume ci portano sulla strada ghiaiata Perlezzi-Aiona. Questa ascesa non presenta pendenze estreme, ci sono dei tratti in leggero falsopiano e solo in alcuni punti si toccano pendenze oltre il 10%.

A circa metà salita c’è la possibilità di fare una deviazione per fare l’anello del lago di Giacopiane. Sono 7 km e c’è da mettere in conto un attraversamento su sassi di un minuscolo ruscello e un paio di brevi tratti a piedi. 

Se avete voglia e tempo, non esitate! Il giro del lago è completamente pianeggiante ed è tutto pedalabile. I colori dell’autunno che si rispecchiano sulla superficie dell’acqua rendono questo luogo ancor più affascinante.

Ritorniamo sulla Perlezzi-Aiona e l’ascesa continua, con altri 4 km raggiungiamo il bivio, si svolta a sx e da qui partono 7 km facili facili. Questo tratto si trova ad una altitudine pressoché costatante di circa 1350 metri, si raggiunge il Passo delle Lame e poco dopo il Passo della Gonella.

Passato il lago Moggetto si comincia a scendere ed entriamo nella Riserva Naturale Statale Agoraie di Sopra e Moggetto. Ci troviamo nel bel mezzo della Foresta delle Lame, un luogo con la presenza di laghetti d’origine glaciale e faggi ultracentenari.

Lungo la discesa si può fare una velocissima deviazione al lago delle Asperelle, si prosegue prestando attenzione ad una serie di tornanti in forte pendenza e si arriva al lago delle Lame. Nelle vicinanze del piccolo specchio d’acqua troviamo il ristorante omonimo e il Museo del Bosco, un’area espositiva dedicata al bosco.

L’ultima parte di discesa è su bitume, in 3 km si arriva sulla strada provinciale e si svolta a dx. Un km di salita ci porta alla Sella di Villanoce, si scollina e in discesa raggiungiamo l’abitato di Gramizza. 

Dopo il ponte si abbandona la provinciale prendendo le indicazioni per il Passo del Romezzano, una salita abbastanza impegnativa. Primi due km abbastanza facili, dopo Alpicella d’Aveto è salita vera. La parte finale è la più difficile, poco prima dell’abitato di Villaneri le pendenze aumentano vistosamente e si mantengono fino al passo.

Svolta a dx e in leggera salita raggiungiamo il Passo del Chiodo, si comincia a scendere su strada stretta e sinuosa. I faggi in questa zona sono talmente alti e fitti che anche nelle giornate più luminose risulta scuro d’ombra. Durante la discesa è possibile visitare in fuoristrada il luogo dove sorgeva la casa del Penna.

Si passa dal rifugio Monte Penna e poco più avanti si arriva al Passo della Tabella, il bosco si dirada e si apre una bella vista su tutta l’Alta Valceno. Svoltiamo a sx e ritroviamo la ghiaia per 3 km. Il primo km è pianeggiante e panoramico, poi si scende decisi. 

Dopo l’abitato di Spora si raggiunge il fondo valle, si prosegue costeggiando il fiume Ceno fino alla frazione di Anzola. Da qui comincia l’ultima asperità di giornata, 4 km di salita con il primo al 10%, si scollina al Passo Segarino a quota 960 metri.

Questo valico ci permette di passare dall’Alta Valceno all’Alta Valtaro, infatti lungo la discesa si può ammirare un meraviglioso panorama su quest’ultima. Si rientra a Bedonia per concludere questo fantastico itinerario, qui si respira sempre un’atmosfera magica.

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Cà del Vento

ottobre

Questo itinerario presenta tratti di fuoristrada su terra e quindi è consigliato percorrerlo con terreno secco.

Partenza da Monticelli Terme, noto centro termale in provincia di Parma.

Acqua termale con proprietà salsobromoiodiche, la sua concentrazione salina è tre volte superiore a quella dell’acqua marina. I suoi effetti rilassanti e antistress sono un vero toccasana per i trattamenti dermatologici e disturbi osteoarticolari.

I primi 4 km sono su bitume, giunti alla cassa di espansione del fiume Enza troviamo il primo tratto ghiaiato. Tramite un ponte pedonale attraversiamo il fiume, oltrepassiamo il Parco Enza e il paese di Montecchio Emilia utilizzando piste ciclabili e strade secondarie.

Arrivati a Bibbiano si prosegue passando dalle frazioni di Ghiardo, Rubbianino e Rivalta. Da quest’ultimo andiamo a prendere la Greenway Rio della Vasca situata all’interno del Parco delle Ginestre. Breve collegamento su bitume e si arriva alla Vasca di Corbelli, nata come riserva idrica del palazzo Ducale di Rivalta.

Da qui imbocchiamo la ciclabile del Crostolo, con 5 km di fuoristrada lungo il torrente omonimo si arriva al paese di Vezzano sul Crostolo. Attraversiamo il corso d’acqua e dopo il ponte svoltiamo a sx. Poco più avanti inizia una sequenza di 4 brevi salite di cui la prima e l’ultima presentano strappi su ghiaia con pendenze al 10%.

Arrivati a Borzano inizia l’anello di Cà del Vento, sono 10 km di fuoristrada dove è possibile vedere vaste distese di vigneti e un bel panorama sull’Appennino Tosco-Emiliano. Buona parte della salita è su ghiaia, raggiunti i 450 metri di altitudine inizia un semplice single track su terra all’interno del bosco.

Si torna su ghiaia affrontando un breve strappo lungo una recinzione che termina ad un punto panoramico, da qui si comincia a scendere. Passato Santa Margherita si lascia la strada e si ritorna su single track, nei primi metri c’è da prestare attenzione ai profondi solchi scavati dalle acque piovane, poi diventa divertente fino a Bellavista.

Nell’ultima parte di discesa ritroviamo la ghiaia, una serie di tornanti piuttosto ripidi ci portano a Cà dei Duchi ed infine si chiude l’anello ritornando a Borzano. Da qui ci si immette sulla strada provinciale seguendo le indicazioni per Reggio Emilia, dopo un solo km svoltiamo a dx su strada bianca.

Raggiungiamo la frazione di Canali utilizzando strade secondarie, attraversiamo il torrente Crostolo e svoltiamo a dx per prendere la ciclabile, si attraversa il Parco della Reggia Ducale di Rivalta. Costruita agli inizi del Settecento, la villa si trova nell’omonima frazione ed è considerata una delle Delizie estensi.

Usciamo dall’abitato prendendo le indicazioni per Montecchio, si arriva a San Bartolomeo passando da minuscole frazioni collegate da strade semi deserte. Breve discesa lungo il campo da golf Matilde di Canossa e dopo un paio di km troviamo due tratti Gravel intervallati dal passaggio nel paese di Bibbiano.

Si passa nuovamente da Montecchio Emilia, attraversiamo il paese e raggiungiamo le ghiaiate presenti lungo il fiume Enza. Al ponte pedonale si ripercorre il percorso dell’andata a ritroso, ultimi 7 km e si fa ritorno al punto di partenza.

E dopo una pedalata cosa c’è di meglio che rilassarsi con un bel bagno nelle piscine termali di Monticelli Terme?

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Parpaillon e Vars

Agosto

Può sembrare strano, ma la parte più critica di questo spettacolare itinerario la troviamo in un tratto pianeggiante lungo 500 metri situato a 2645 metri di altezza. Stiamo parlando del tunnel de Parpaillon, completamente al buio, aria gelida e con la presenza costante di pozzanghere. Quindi è fondamentale una bella giornata di sole, avere con sé un buon impianto luci e indumenti per coprirsi.

Si parte da Bersezio, piccolo abitato in provincia di Cuneo situato in Alta Valle Stura. Con una facile ascesa di 10 km raggiungiamo il Col de Larche a quota 1996 metri. Si entra in Francia e dal confine comincia una lunga discesa che termina a La Condamine-Châtelard nella valle dell’Ubaye, tra le Alpi dell’Alta Provenza.

Da questo piccolo abitato comincia la salita che ci porterà al tunnel de Parpaillon. Con i primi 6 km di bitume raggiungiamo la Chapelle Saint-Anne. Da qui ci sono altri 12 km e sono tutti su ghiaia, le pendenze sono abbastanza costanti e difficilmente superano il 10%, tranne gli ultimi 3 km dove la percentuale si alza di qualche punto e il fondo diventa più problematico.

Strada favolosa costruita dal genio militare francese alla fine dell’800, un ambiente selvaggio con prati alpini solcati da rigagnoli d’acqua, valli circondate da vette maestose e se fatto nelle ore giuste una solitudine totale.

Arrivati all’imbocco della galleria troviamo un piccolo piazzale, ci fermiamo per riposare e nel frattempo si ammira il panorama. Prima di ripartire ci si copre e si accendono le luci. I primi metri sono i più difficili, si passa dal bagliore del sole all’oscurità totale e quindi c’è bisogno di un attimo di ambientamento.

Si procede piano ma non troppo, per non rischiare di mettere i piedi dentro all’acqua gelata. Le pareti rocciose rilasciano gocce per tutto il tragitto, gli avvallamenti sono pieni d’acqua, ma con un pò di attenzione si possono schivare. La galleria è diritta, il foro d’uscita che pian piano si fa sempre più luminoso ci dà sempre un punto di riferimento importante.

Giunti fuori dal tunnel non cambia niente, lo spettacolo continua. Anche qui fermata d’obbligo per contemplare un panorama strepitoso, davanti a noi il verdissimo Vallon des Eyguettes e in lontananza una sequenza di vette interminabili. 

La prima parte di discesa è ben visibile, all’inizio corre sul fianco della montagna poi prosegue in mezzo alla valle, 10 km su ghiaia indimenticabili. In alcuni punti c’è da prestare attenzione, cerchiamo di non prendere troppa velocità e per ovvi motivi è opportuno fare una qualche sosta.

Un paio di km prima di attraversare il torrente Crèvoux, finisce la ghiaia. Nei pressi dell’abitato di La Shalp troviamo un breve tratto pianeggiante, ma poi si continua a scendere per altri 9 km fino ad arrivare in Val Durance. Lungo la veloce discesa si abbandona la strada principale e si ritorna a salire. Dopo un km, il bitume lascia spazio alla ghiaia che ci farà compagnia per ben 30 km, di cui 19 sono in salita. 

Tutto facile fino all’attraversamento del Riou Sec, passato il ponte troviamo 2 km piuttosto impegnativi. Questi ci portano sulla strada forestale delle Eaux Pendantes, in lontananza si può vedere il lago di Serre-Ponçon. Con altri 4 km decisamente più agevoli raggiungiamo il Col de la Coche a quota 1791 metri. 

Da qui troviamo 5 km in falsopiano che ci portano all’ultima parte di questa ascesa. Nel primo km troviamo pendenze al 10%, che poi calano leggermente. Si arriva ad una bella conca prativa dove si trovano dei rifugi per una eventuale sosta. Dopo si riparte su falsopiano per un breve tratto, gli ultimi due km sono in salita e in rapida sequenza troviamo il Col Valbelle, Col de Saluces e Col de du Vallon.

Da quest’ultimo si comincia a scendere, la ghiaiata è in buone condizioni ma in alcuni tratti le pendenze non concedono distrazioni. Anche qui il panorama è notevole, ci troviamo nel cuore delle Alpi Francesi. Davanti a noi vette da 3000 e passa metri, si abbassa lo sguardo e in Val d’Escreins è ben visibile Vars, famosa località sciistica a 1850 metri di altitudine.

Arrivati in paese si ritorna su bitume, 4 km di salita e si raggiunge il Col de Vars a quota 2109 metri. Ci prepariamo per scendere nella vallata dell’Ubaye, discesa divertente e panoramica in ottimo stato. Giunti a Saint-Paul sur -Ubaye, si prosegue lungo il fiume omonimo fino a Des Gleizolles.

Dopo l’abitato si svolta a sx prendendo le indicazioni per il Col de Larche, da qui si percorre a ritroso i primi 26 km. Quindi ci sono da fare 16 km agevoli di salita per arrivare al colle e altri 10 km di discesa per ritornare al punto di partenza.

Se vi piace l’avventura e la solitudine questo è il giro che fa per voi! Un buon allenamento e una bella giornata di sole sono importanti per godersi ogni momento di questo incredibile itinerario.

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Prati di Logarghena

luglio

Questo itinerario presenta tratti di fuoristrada su terra e quindi è consigliato percorrerlo con terreno secco.

Partenza da Bosco di Corniglio, ci troviamo in provincia di Parma a quota 841 metri.

Primo km pianeggiante, svolta a sx e si comincia a salire prendendo le indicazioni per il passo del Cirone. Si prosegue per 5 km fino ad arrivare all’imbocco della ghiaiata ben visibile sulla nostra dx. Le pendenze sono cattive da subito ma dopo il primo tornante calano vistosamente.

Si arriva sul crinale e la ghiaia lascia posto alla terra, questo tratto fa da confine tra il Ducato di Parma e il Granducato di Toscana e si può ammirare un bel panorama su l’Alta Val Parma e l’alta Val di Magra. In questi 2 km di crinale si alternano brevi discese con brevi ma difficili salite, impossibile restare sempre in sella.

Giunti sul Monte Fontanini a quota 1399 metri comincia la discesa, da qui c’è da prestare molta attenzione per via del fondo scassato e le forti pendenze. Arrivati al bivio di Casa Franchi la situazione migliora e si prosegue senza problemi.

Nei pressi di Gravagna Montale ritroviamo il bitume, si continua a scendere fino alla località Molinello e si seguono le indicazioni per Pontremoli. La strada in questo tratto segue il fiume Magra, si arriva sulla statale della Cisa, ci restiamo per un km poi prima del ponte sul fiume Magra svoltiamo a dx.

Poco più avanti troviamo le indicazioni della Via Francigena, un viottolo ciottolato a schiena d’asino ci porta all’entrata del centro storico di Pontremoli. Si oltrepassa Porta Parma e si percorre la strettissima via Giuseppe Garibaldi.

Il ponte della Cresa è considerato da molti il vero simbolo di questa città, volendo si può visitare tramite una veloce deviazione. Arrivati in piazza della Repubblica è consigliata una sosta al Caffè e Antica Pasticceria degli Svizzeri, un luogo d’altri tempi dove si possono gustare i famosi e buonissimi Amor.

Si riparte e si attraversa il fiume Magra, si gira a dx e si attraversa la strada per seguire le indicazioni Arzengio e in seguito per Ceretoli.  Seconda salita di giornata con i primi 4 km su bitume, giunti a Ceretoli una bella e facile ghiaiata ci porta all’abitato di Tarasco.

Breve trasferimento su bitume e dopo l’abitato si devia a sx per prendere la ghiaiata che ci permette di raggiungere i Prati di Logarghena. Ascesa di 5 km dentro ad un bosco di faggi e con un fondo in discrete condizioni, le pendenze non sono mai esagerate tranne alcuni punti al 10%.

Arrivati ai Prati di Logarghena troviamo un momentaneo tratto pianeggiante ma poi si torna a salire fino a raggiungere quota 1000 metri. Luogo panoramico con la presenza di belle distese prativa, macchie di giunchiglie in primavera e funghi in autunno attraggono tanti appassionati della montagna.

Comincia la discesa, i primi 4 km sono su strada ghiaiata e i restanti su bitume. Arrivati al bivio si ritorna a salire prendendo le indicazioni per Pracchiola. Ed ecco l’ultima fatica di giornata, bisogna arrivare ai 1255 metri del passo del Cirone. Salita di 12 km piuttosto impegnativa, anche perché la stanchezza comincia a farsi sentire.

Una volta raggiunto il valico non ci resta che scendere a Bosco di Corniglio ripercorrendo la strada dell’andata.

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Valvestino e Val di Ledro

Maggio

Partenza da Pieve Vecchia, piccola frazione sul lago d’Idro.

Il primo km pianeggiante ci porta all’abitato di Lamprato e all’inizio della prima salita, senza dubbio la più lunga e impegnativa di questo itinerario. Lunga 14 km ma con un paio di tratti dove è possibile rifiatare e godere di splendide viste.

Con i primi 3 km raggiungiamo il primo punto panoramico, una panchina in posizione strategica ci consiglia una prima fermata, niente male il panorama sul lago d’Idro. Si riparte e si scende leggermente fino ad arrivare a Treviso Bresciano.

Dopo il paese si torna a salire, con altri 4 km impegnativi e alcuni tratti al 15% si arriva al Passo Fobbia e dopo una breve discesa al Passo Cavallino della Fobbia. Qui troviamo il rifugio omonimo dove è possibile fermarsi per riposare e mangiare.

Si torna in sella e l’ascesa continua per altri 4 km, il bitume finisce e si procede su ghiaia. Quest’ultima parte di salita è più semplice ma non manca qualche strappo spacca gambe. Dopo la chiesetta di Cocca Veglie la strada sale di costa e si apre un bel panorama, nelle giornate limpide la vista spazia fino al Massiccio dell’Adamello.

Ai prati del Monte Manos si comincia a scendere leggermente attraversando belle distese prative. Questo breve tratto ci porta all’entrata del bosco, da qui iniziano 3 km di discesa piuttosto impegnativa, il fondo molto sassoso e sconnesso ci costringe a velocità ridotte e ad una attenta scelta delle traiettorie.

Si sbuca al Passo San Rocco appena sopra a Capovalle, percorriamo in discesa la verdissima e selvaggia Valvestino. Arrivati al lago omonimo troviamo 11 km che si snodano tra il lago e il fianco della montagna, un tratto molto tortuoso con sali e scendi in sequenza.

Giunti a Navazzo si ritorna a scendere su bellissima strada a tornanti, il panorama è notevole e ci obbliga ad un paio di fermate per qualche scatto fotografico. Raggiungiamo Gargnano e svoltando a sx ci immettiamo sulla Gardesana e ci restiamo fino a Limone sul Garda.

Qui abbandoniamo la Gardesana e ci inoltriamo nel centro di questo affascinante borgo. Le strette viuzze gli scorci magnifici e un pittoresco porticciolo lo rendono uno dei paesi più visitati del lago di Garda. Ci allontaniamo dal borgo tramite le sue strette vie, ottima alternativa per evitare il traffico della strada principale.

Raggiungiamo il Sentiero del Sole, questo tratto a dire il vero non è un sentiero ma un piccolo viottolo che si snoda tra uliveti e giardini con splendide viste sul lago. Una breve salita ci porta all’inizio della nuova ciclopedonale, prima parte lungo la Gardesana ma poi si continua sulla passerella a sbalzo sul lago, lunga poco più di un km ma sicuramente non vi lascerà indifferenti.

Si ritorna in strada nei pressi del cartello di confine tra Lombardia e Trentino, 5 km e arriviamo alle porte di Riva del Garda da dove comincia il famoso sentiero della Ponale. Questa era la vecchia strada che collegava la Val di Ledro con Riva del Garda poi trasformata in una spettacolare ciclopedonabile.

La strada ghiaiata sale dolcemente seguendo il fianco roccioso della montagna, in parecchi punti ci troviamo a picco sul lago. Lungo il percorso si possono ammirare viste spettacolari, l’accoppiata lago e Monte Baldo è da spavento. Dopo il ristorante Ponale Alto Belvedere troviamo una serie di tornanti su bitume, anche da qui si può godere di un panorama super.

Un altro km ed entriamo in Val di Ledro, evitiamo la strada statale sfruttando la ghiaiata che scende sulla nostra sx. Questa ci porta dalla parte opposta del torrente Ponale e ci collega alla seconda parte che sale la valle lungo il piccolo corso d’acqua.

Semplici i primi due km su ghiaia, giunti a Prè di Ledro si torna su bitume e passato l’abitato troviamo un km impegnativo con pendenze al 15% che ci porta a Molina di Ledro. La strada spiana e di fronte a noi compare il lago di Ledro, fantastico specchio d’acqua color turchese posizionato ad un’ altitudine di 650 metri.

Si prosegue sul lungo lago in direzione Pur, dopo l’abitato troviamo un breve strappo e l’inizio del percorso ghiaiato ben segnalato all’interno di un tornante. Lungo solo un km ma veramente bello, ombreggiato e con incantevoli viste.

Arrivati a fine lago comincia la ciclabile della Valle di Ledro, questa in 9 km ci porta al lago d’Ampola. Piccolo lago di origine glaciale, luogo di estremo interesse per la presenza di un percorso botanico, con l’utilizzo delle passerelle si può arrivare fin sopra al lago.

Si torna su strada svoltando a dx e arrivati all’incrocio prendiamo le indicazioni per Storo, un paio di km in falsopiano e poi è discesa. I passaggi tra cascate e pareti rocciose sono talmente belli che ci inducono a vistosi rallentamenti per non perdere nessun particolare.

A fine discesa abbandoniamo la strada e svoltiamo a sx sulla ciclabile di Storo, si corre lungo il torrente Palvico e poi il fiume Chiese fino ad arrivare al lago d’Idro. Da qui ci si immette sulla strada provinciale e percorriamo tutto il lungo lago per fare ritorno al punto di partenza.

FILE GPX

Si segnala che il dislivello calcolato da Openrunner non è corretto, le gallerie sulla Gardesana hanno generato vari errori, il dislivello reale del giro è di 2500 metri.

Il FILE GPX può contenere errori dovuti agli strumenti utilizzati, Turista Gravel invita chiunque utilizzi le tracce a prestare la massima attenzione e approfondire con i propri mezzi le caratteristiche dell’itinerario messo a disposizione.

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Giro del Monte Bondone

Giugno

100 KM – 3600 D+

A volte sono sufficienti un paio di dati per richiamare l’attenzione altrui e in questo caso è giusto farlo. Si parte da Nomesino, piccola frazione in val di Gresta situata in Trentino Alto Adige.

Ci scaldiamo subito, con i primi 100 metri di dislivello raggiungiamo il Passo Faè. La discesa che segue presenta alcuni tornanti con forti pendenze, attenzione a non saltare la deviazione da prendere alla nostra sx.

Questa strada ci porta all’abitato di Patone dove è possibile ammirare la suggestiva cascata della Pissavacca. Da qui si scende sulla strada principale, lungo la discesa troviamo l’antico abitato di Noarna, le sue case del 1500 sono state sapientemente ristrutturate.

Fuori dal paese c’è il Castello omonimo, già presente in epoca romana questa fortificazione domina la sottostante Vallagarina fin dall’XI secolo. All’esterno delle mura sono presenti vasti vigneti, la sua cantina ogni anno produce circa 35.000 bottiglie.

Al bivio troviamo la provinciale che sale dalla Vallagarina, si prendono le indicazioni per il lago di Cei. Sono 8 i km che ci separano da questo pittoresco specchio d’acqua, i primi 6 sono tutti in salita.

Attraversiamo la frazione di Pedersano tramite le strette vie ciottolate e poco dopo si lascia la provinciale svoltando a dx. A breve l’ascesa si fa più impegnativa, sono 4 km con una pendenza media del 10%.

All’incrocio svoltiamo a sx e la strada spiana, con una breve variante in fuoristrada si attraversa il biotopo di Pra dell’Albi, si ritorna in strada ed ecco il lago di Cei. La ghiaiata sulla nostra sx ci permette di apprezzare ancor più questo meraviglioso laghetto alpino, circondato da un fitto bosco di faggi, che fa da specchio alla catena montuosa del Monte Bondone.

Svoltando a sx si ritorna in strada, dopo un km in leggera discesa incontriamo le indicazioni per Bellaria. Passato l’abitato troviamo un paio di km di discesa su ghiaia, le pendenze e il fondo sconnesso non permettono distrazioni.

Si torna su bitume e tramite 3 km di strade secondarie oltrepassiamo le frazioni di Costa, Pietra e Cimoneri. Si sbuca dentro ad un tornante della provinciale, con uno strappo al 10% e un tratto in falsopiano all’interno di Zebbio arriviamo a Garniga Terme.

All’entrata del paese si svolta a sx e l’ascesa continua, raggiunta la località Gatter finisce la salita “facile”. Da qui parte una scalata piuttosto impegnativa con i primi 3 km su bitume e con le pendenze che non scendono mai sotto al 10%.

Giunti a Malga Albi si procede su ghiaia e le pendenze aumentano, sono 2 km veramente tosti e riuscire a pedalarli tutti è assai difficile. Mettiamo in preventivo un qualche tratto a spinta. Chi fa fuoristrada sa benissimo che questo fa parte del gioco!

La fatica fatta però viene subito ripagata, all’uscita del bosco la forestale spiana e ci aspettano 5 km di ghiaiate facili sui bellissimi prati delle Viote. Ci troviamo al Monte Bondone detto anche l’Alpe di Trento, una terrazza naturale che può regalare viste strepitose a 360 gradi.

Una fermata alla Capanna Viote è d’obbligo, non ci possiamo sottrarre dai profumi della cucina e dalla sua posizione strategica. Si riparte e si scende per una ventina di km, lungo la discesa si passa dal lago di Lagolo, dall’alto il lago di Toblino e la Val di Sarche e sul finire il Castel Madruzzo.

In leggero falsopiano si risale la Valle di Cavedine, questa è chiamata anche Val del Vent e quindi ci sono buone probabilità di lottare contro il vento. Si procede cercando di evitare la strada provinciale, al paese di Cavedine andiamo a prendere la Via dei Filari.

Percorso su strada priva di traffico, si vedono solo piccoli trattori per la cura dei tanti alberi da frutto presenti. Si pedala circondati da meleti, prugni e vigneti. Giunti a Masi di Vico troviamo una breve discesa che ci collega all’inizio di un’altra ascesa impegnativa.

Salita di 10 km di cui i primi 8 su bitume, completamente all’interno di un fitto bosco. Questa è caratterizzata dalla presenza di 16 tornanti con i rispettivi nomi scritti su dei grossi massi, le pendenze oscillano sempre dal 10% al 12%.

Nei pressi di Malga Campo le pendenze calano vistosamente, arrivati alla sbarra si procede sulla forestale ghiaiata della Scaletta. In poco più di un km attraversiamo zone prative con la presenza di svariate malghe, si rientra nel bosco e di colpo la strada si impenna.

Strappo breve ma durissimo, anche qui restare in sella è quasi impossibile. Un km scarso con un inizio veramente difficile, la seconda parte è comunque tosta ma per fortuna si continua su cementata e quindi l’aderenza al suolo non viene mai a mancare.

Si scollina a quota 1500 metri, sempre su strada forestale scendiamo al Passo Due Sassi, da qui si può ammirare un bel panorama su tutto l’Alto Garda. Si continua su percorso decisamente tortuoso e ondulato fino a sbucare sulla strada che sale al Passo Santa Barbara.

Due km e siamo al valico e con altri due km di discesa raggiungiamo Ronzo-Chienis, località principale della Val di Gresta. È quasi fatta ma rimane l’ultima asperità, c’è da raggiungere Sella di Malga Somator, 4 km con gli ultimi 500 metri su ghiaia.

Breve tratto pianeggiante dove si può ammirare un bel panorama sulla Vallagarina, il Monte Zugna e i Lessini. Infine con una discesa cementata e ripidissima si fa ritorno al punto di partenza, lungo questa picchiata non può passare inosservata la chiesetta di Sant’Agata.

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Il FILE GPX può contenere errori dovuti agli strumenti utilizzati, Turista Gravel invita chiunque utilizzi le tracce a prestare la massima attenzione e approfondire con i propri mezzi le caratteristiche dell’itinerario messo a disposizione.

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Giro del Monte Penna

ottobre

Questo itinerario parte da Bedonia in Alta Valtaro sull’Appenino Parmense, un ambiente ricco di cultura, gastronomia e ristorazione. Culla del fungo porcino, autentica prelibatezza, il suo profumo e sapore lo hanno reso famoso in tutto il mondo. Inoltre il territorio offre una vasta rete escursionistica, per questi motivi si dice che l’Alta Valtaro è facile da raggiungere e difficile da dimenticare.

Primi 25 km tutti su bitume, si seguono le indicazioni per Lavagna. La strada sale dolcemente la valle, ombreggiata e freschissima con il fiume Taro sempre presente a poca distanza.

Giunti a Santa Maria del Taro troviamo le indicazioni per il Parco dell’Aveto, si entra nel minuscolo centro e si prosegue per un altro km lungo il fiume Taro. Attraversiamo il ponte che troviamo alla nostra sx e si comincia a salire in direzione Casoni.

Con 5 km di salita si sbuca sul Passo del Ghiffi, la prima metà su bitume all’interno di un bosco, la seconda è su ghiaia dove troviamo alcuni tratti ripidi e meravigliose viste su tutta l’Alta Val Taro.  

Si ritorna su bitume, il passo a quota 1067 metri si trova al confine tra l’Emilia e la Liguria, il km seguente è in falsopiano poi si inizia a scendere. Con una discesa tortuosa e panoramica scendiamo lungo l’Alta Valle Sturla, dopo l’abitato di Zanoni si svolta a dx seguendo le indicazioni per il Rifugio Pratomollo. 

Si torna a salire, c’è da raggiungere il Passo della Spingarda e lo facciamo per ben 11 km, è tosta da subito con i primi due km su bitume fino a Bevena poi è ghiaia. Le pendenze raggiungono spesso e volentieri il 10% e oltre, sono parecchie le fermate per fare foto e ammirare viste strepitose su tutta l’Alta Val Sturla.

Si arriva al bivio e svoltiamo a dx sulla forestale Perlezzi-Aiona, qui troviamo un breve tratto più facile ma come spesso accade ecco una rampa spacca gambe. Poco più avanti sulla nostra dx è ben visibile la magnetica Pietra Borghese, con i suoi 2,5 miliardi di anni è tra le più antiche d’Italia. 

Raggiungiamo il rifugio Monte Aiona-Pratomollo tramite una velocissima deviazione, la sosta è consigliata. All’interno abbiamo la possibilità di ristorarci con le loro fantastiche torte e non solo.

Dopo il meritato riposo si riparte, un km scarso e si scollina al Passo della Spingarda a quota 1551 metri. Due km di discesa e arriviamo in località Re di Coppe, svolta a dx e si procede su forestale ondulata che conduce al rifugio Casermette del Monte Penna.

Ci troviamo nel cuore della Foresta del Monte Penna, in tutte le stagioni il fitto bosco di faggi rende questo luogo magico. Il nome Penna prende il nome dalla divinità Penn, questa era venerata dalle popolazioni Liguri e considerata come sede del dio.

Dopo tanta ghiaia si ritorna su bitume e in leggera salita raggiungiamo il Passo del Chiodo, si comincia a scendere su strada stretta e sinuosa. I faggi in questa zona sono talmente alti e fitti che anche nelle giornate più luminose risulta scuro d’ombra.

Si passa dal rifugio Monte Penna e poco più avanti si arriva al Passo della Tabella, il bosco si dirada e si apre una bella vista su tutta l’Alta Valceno. Svoltiamo a sx e ritroviamo la ghiaia per 3 km, primo km pianeggiante e panoramico poi si scende decisi. 

Dopo l’abitato di Spora si raggiunge il fondo valle, si prosegue costeggiando il fiume Ceno fino alla frazione di Anzola. Da qui comincia l’ultima asperità di giornata, 4 km di salita con il primo al 10%, si scollina al Passo Segarino a quota 960 metri.

Questo valico ci permette di passare dall’Alta Valceno all’Alta Valtaro, infatti lungo la discesa si può ammirare un meraviglioso panorama su quest’ultima. Si rientra a Bedonia per concludere questo fantastico itinerario, qui si respira sempre un’atmosfera magica.

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