Nevegal, Vajont e Cansiglio in due giorni.

AGOSTO

Due giorni con pernottamento in albergo

Primo giorno

Veneto e Friuli, due regioni che offrono una vasta scelta di splendidi itinerari e in questi due giorni ne avremo la conferma. Partenza dal Veneto in provincia di Treviso, parcheggiamo la macchina a Lago, piccolo paese affacciato sul lago omonimo.

Come spesso capita si comincia con una salita impegnativa, un misto tra bitume, ghiaia e qualche tratto cementato. Lunga 8 km con una pendenza media del 10% ma fortunatamente si procede all’ombra di un fitto bosco di faggi.

In località La Posa la strada spiana per un km, un breve strappo e si raggiunge Pian delle Femenne. Discesa di 2 km su asfalto, al bivio si svolta a sx e si torna a salire su carrabile cementata, questa ci permette di arrivare sulla strada Via Col Visentin.

C’è da salire per altri 8 km per arrivare al colle, 5 km impegnativi su bitume fino alla forcella Zoppei, il resto su ghiaia ma sempre con pendenze importanti fino al rifugio Col Visentin. Sosta consigliata per riposare, mangiare e per ammirare un panorama a 360 gradi.

Breve discesa su ghiaia, giunti al rifugio Bistrot percorriamo un paio di km pianeggianti che ci portano all’inizio di una discesa su cemento. Passiamo malga Faverghera, poco più avanti si può ammirare una bella vista sul lago Santa Croce e la zona prealpina dell’Alpago e del Cansiglio.

Arrivati al ristorante La Casera ritroviamo il bitume, si prosegue con una lunga discesa che ci porta a Cadola in Valbelluna. Passato il paese prendiamo le indicazioni per Soccher, poi per la pista ciclabile Via Regia.

Arriviamo sul fiume Piave, suggestivo il tratto di ciclabile a sbalzo scavato nella roccia. Al paese di Soverzene si continua su strada secondaria, costeggiamo il Piave fino ad incrociare il ponte di Faé.

Da qui con una breve deviazione si può far visita al sacrario del Vajont, realizzato in località Fortogna subito dopo il disastro, poi divenuto monumento nazionale dal 2003. Al suo interno ospita 1910 cippi bianchi con tutti i nomi delle vittime e una piccola chiesa.

Si ritorna indietro per continuare il percorso fino al paese di Codissago, dal centro dell’abitato comincia la salita per entrare nella valle del Vajont. Serie di tornanti e in 4 km arriviamo all’imbocco della prima galleria. Lunga 643 metri, scavata sul fianco della montagna, al suo interno sono presenti varie aperture sulla profonda forra del Vajont.

All’uscita dal tunnel ecco la diga con i suoi 262 metri di altezza, oltrepassiamo altre due gallerie e ci ritroviamo al fianco del coronamento della diga. Poco più avanti è ben visibile sulla nostra sx la Falesia di Erto, palestra di arrampicata su roccia conosciuta in tutto il mondo. 

Abbandoniamo la strada principale svoltando a dx, prendiamo le indicazioni per le località di Pineda, Prada e Marzana. Proseguiamo su strada secondaria costruita sulla porzione di montagna franata dal monte Toc, in fondo alla valle quel che resta del lago del Vajont e sulle pendici della montagna i paesi di Casso e Erto.

Si riprende la strada principale, con un paio di km in leggera salita si arriva al passo di Sant’Osvaldo, scendiamo al paese di Cimolais in Valcellina, sede del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane. Prendiamo la ciclabile che corre lungo il torrente Cimoliana, si torna in strada nei pressi del torrente Cellina, seguendo le sue meravigliose anse arriviamo al lago di Barcis. 

Ci portiamo dalla sponda opposta girando a dx, la via turistica del lungolago è perfetta per raggiungere la Vecchia strada della Valcellina. Inaugurata nel 1906 e dismessa nel 1992, oggi percorribile solo a piedi e in bici. Spettacolare il suo percorso, la stretta gola presenta strapiombi, alcuni tratti di strada sono scavati nella roccia e non mancano gallerie con viste mozzafiato sulla forra.

Attenzione alle date di apertura e agli orari d’ingresso: https://www.parcodolomitifriulane.it/visite-guidate/la-vecchia-strada-della-valcellina/ Presentarsi all’ultimo momento non è una buona idea, la chiusura imminente ha precluso una buona parte del percorso e un ritorno in strada, compresa una lunga galleria.

Il primo giorno è agli sgoccioli, gli ultimi km sono lungo il torrente Cellina, entriamo a Maniago, città famosa in tutto il mondo per la produzione di coltelli. Ecco l’albergo e il meritato riposo.

FILE GPX

Il FILE GPX può contenere errori dovuti agli strumenti utilizzati, Turista Gravel invita chiunque utilizzi le tracce a prestare la massima attenzione e approfondire con i propri mezzi le caratteristiche dell’itinerario messo a disposizione.

©

Secondo giorno

Per i primi 6 km andiamo a ritroso sul percorso del giorno prima, passato il paese di Montereale Valcellina proseguiamo sull’itinerario pedemontano Pordenonese. Giunti ad Aviano comincia la salita con variante per Piancavallo, primi 6 km impegnativi con pendenze costantemente sopra al 10%.

Un paio di km più semplici ci portano all’inizio della variante, arrivati al bivio teniamo la dx per il Col del Lovo. La strada si restringe e le pendenze tornano ad aumentare, prima di scollinare c’è da affrontare un breve tratto al 15%.

Discesa fino a Piancavallo, nel piazzale del paese si trova il cippo in memoria di Marco Pantani, durante il giro d’Italia del 1998 vinse con una scalata memorabile. 

Proseguiamo prendendo le indicazioni per Sauc, al bivio si svolta a dx e si torna a salire. Strada stretta e panoramica di 4 km, si passa da Malga Campo Budoia e Casera Valle Friz, dopo quest’ultima si comincia a scendere. Durante la discesa si passa dal bitume alla ghiaia, arrivati al bivio teniamo la dx proseguendo per Casera Col Dei S’Cios.

Dopo un breve strappo incontriamo Malga Cercenedo, se volete fare una sosta e nel frattempo mangiare non lasciatevi scappare questo posto. Si torna su bitume nei pressi del passo Crosetta a quota 1127 metri, poco più avanti abbandoniamo la strada principale e prendiamo le indicazioni per Monte Pizzoc.

Si sale per altri 4 km, c’è da raggiungere i 1350 metri di quota, da qui si ritorna su ghiaia e comincia la strada del Taffarel. Ci troviamo nel cuore della foresta del Cansiglio, la bellissima forestale in ottime condizioni si snoda in mezzo ad una meravigliosa faggeta, buona parte del percorso è pianeggiante.  

Ritorniamo su bitume in località Campon, seguiamo le indicazioni per Tambre, all’entrata del paese deviamo a sx per la Valturcana. Piccola valle quasi disabitata, abbandonata dopo l’alluvione del 1966. Attenzione alla discesa che presenta forti pendenze, in pochi km arriviamo sulle sponde del torrente Tesa. 

La ghiaiata che corre lungo il torrente ci porta al lago di Santa Croce, il più grande del Bellunese. Luogo particolarmente ventoso, qui vengono praticati in modo massiccio vari sport di vela, in particolare il Kitesurfing. Per un paio di km si pedala sul lungolago, in località Poiatte si torna su strada per raggiungere la Sella di Fadalto.

Scendiamo in Val Lapisina, gli altissimi viadotti dell’autostrada non passano inosservati, un bel paesaggio ricco di laghi ma esteticamente compromesso da questi mostri di cemento. A Fadaldo svolta a dx e raggiungiamo il lago Morto, costeggiamo le sue rive tramite un sentiero.

Passiamo dal Lago di Restrello e il lago di Negrisiola, cerchiamo di evitare il traffico facendo strade secondarie fino alla frazione di Revine. L’ultimo tratto di ghiaia ci porta al lago di Santa Maria, a questo punto rimangono solo 2 km su provinciale per ritornare al punto di partenza di questi bellissimi due giorni.

FILE GPX

Il FILE GPX può contenere errori dovuti agli strumenti utilizzati, Turista Gravel invita chiunque utilizzi le tracce a prestare la massima attenzione e approfondire con i propri mezzi le caratteristiche dell’itinerario messo a disposizione.

©

Lascia un commento